Pagina:Gazzetta Musicale di Milano, 1844.djvu/71

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- 67 — !O’ MIÏBTTA MISICALE anno in. - N. 17. DI MILANO DOMENICA 28 Aprile 1844. Si pubblica ogni domenica. — Nel corso dell’anno si danno ai signori Associati dodici pezzi di scelta musica classica antica e moderna, destinati a comporre un volume in L° di centocinquanta pagine circa, il quale in apposito elegante frontespizio si intitolerà Antologia classica hi su ai k. — Per quei Signori Associati che amassero invece altro genere di musica si distribuisce un Catalogo di circa N. 21)00 pezzi di musica dal quale possono far scelta di altrettanti pezzi corrispondenti i N. 150 pagine, e questi vengono dati gratis all’atto che si paga l’associazione annua; la metà, per la associazione semestrale. Veggasi l’avvertimento pubblicato nel joglio N. 50, anno 11, 1S-I3. SOMMARIO. I. Storia musicale. Decadimento dell’Opera in musica nella prima metà del secolo XVI. - 11. Miscellanea. - III. Carteggio. - IV. Notizie musicali diverse. - V. Nuove pltuu.ic.azioni musicali. STORIA MUSICALE Decadimento delh Opera in musica nella prima metà del secolo XDI. Corruzione nel gusto de’ poeti, del pubblico e de’ compositori: primordii dell’arte del canto. A» pregevole sua Storia delle Rivoluzioni del teatro musicale (^italiano, osserva che tosto dopo la splendida epoca della sua invenzione ed origine, l’Opera in musica perdette della bella sua natura. «affastellata ed oppressa sotto lo strabocchevole apparato delle macchine, dei voli e delle decorazioni». Se i compositori che tennero dietro al Rinuccini, continua saviamente il detto autore, avessero seguite le orme di quel grande ingegno, e con pari filosofia esaminate le relazioni che legano il melodramma al meraviglioso, facilmente avrei)bero potuto, dando la convenevole regolarità e ajzmustatezza alle loro favolose... HO... invenzioni, creare un nuovo sistema di poesia drammatica che aggradisse alla immaginazione. senza urtare il buon senso} come fece dappoi in Francia il Quinault, il solo tra tutti i poeti melodrammatici che a quei tempi sapesse trattar bene il meraviglioso. Ma privi d* ogni principio di sana critica senza della quale non può farsi vermi progresso nel gusto delle Arti, e ponendo il piacere del volgo ad unica meta e misura del bello, diedero, in vece di regolate composizioni, informi miselnanze di sacro e di profano, di storico e di favoloso, di mitologico antico e moderno, di vero e d allegorico, di naturale e di fantastico, il tutto insieme raccozzato alla peggio pel vitupero sommo dell’arte. Fra le diverse cagioni di cosi fatto aberramento è da annoverare l’esempio funesto dato da un celebre autore, il quale egualmente ricco di fantasia lirica e di sapere nel maneggio della lingua italiana, La musique, par des inflexions vires, accentuées. st.

  • pour ainsi dire, parlantes, exprime toutes les pas•

n’onr, peint tous les tableaux, rend tous les objets. • soumet la nature entière à ses savantes imitations, • et porte ainsi jusqu’au coeur de l’homme des sen• timents propres à l’émouvoir. • J. J. Roisstjsr. del pari che sprovveduto delle altre doti costituenti un gran poeta, coll’autorità di i un nome troppo riverito in un epoca già inclinata al cattivo gusto, contribuì a guastare il dramma musicale. Fu questi Gabriele Chiabrera, col suo Rapimento di Cerere., rappresentato nell’anno stesso, i nella stessa occasione e coll’apparato me- i desiino di quei del Rinuccini, al quale però rimase di gran lunga inferiore nelle I cose drammatiche. In quel suo infelice sag- j gio il meraviglioso è gettato alla rinfusa senza alcun discernimento, senza legame le scene, spezzato il dialogo, lambiccati i concetti... Fu un vero danno per l’arte che I alta autorità poetica dell’autore legittimasse in certa guisa i difetti dell’opera sua e imponesse silenzio alla critica. Suole in ogni tempo accadere che la critica si inchina umile e sgomentila dinanzi ai grandi nomi, salvo poi a ricattarsi della stolta sua cortigianeria coll’inferocire codardamente addosso agli ingegni nascenti, e non ancora patentati dalla pubblica voce, o fiancheggiati dal ciarlatanismo. Dietro le orme del CJiiabrera non pensarono i poeti che ad abbagliare gli occhi senza punto curarsi del rimanente. Tanto più stimavasi bello un melodramma quanto più erano frequenti e strepitosi i cangiamenti di scena. Valga ad esempio tra molli il Dario di Francesco Beverini, rappresentato a Venezia:, il (piale in soli Ire alti cangiò di scena fino a quattordici volte. La fanteria e la cavalleria ebbero molto a fare in questo aborto teatrale, e con quale prò delle savie regole dun’arte destinata principalmente alle soavi emozioni e a pascolo dei più nobili affetti non è uopo dire. Il genio del macchinismo si prese a capelli con quello della poesia, e la lolla tra i fabbri apparatori e macchinisti e il povero autore dei versi fu tutta a scapito di quest’ultimo che dovette mettersi al servigio delle trasformazioni e dei colpi di teatro, sotto pena di andar fischialo dal pubblico intelligente e cortese. Ove alle delle cause di materiale corruzione e decadimento del melodramma si aggiunga la viziosa maniera di stile che già in Italia crasi ampiamente diffusa. sarà facile immaginare quale cosa bislacca dovesse riuscire quel genere di teatrale composizione, che argutamente venne definito dal Malici un’arte storpiala in grazia di un’altra, e dove il superiore miseramente serve all’inferiore, talché il poeta occupa H prezzo dell’associazione alla Gazzetta e alla Jfusiea è di effettive Austriache L. 12 per semestre, ed effettiva Ausliache L. 14 affrancata di porto lino ai contini della Monarchia Austriaca; il doppio per I associazione annuale. — La spedizione dei pezzi di musica viene fatta mensilmente e franca di porto ai diversi corrispondenti dello Studio flicordi, nel modo indicato nel Manifesto. — Le associazioni si ricevono in Milano presso (’Ufficio della Gazzetta in casa Ricordi, contrada degli Omenoni N.° 1720; all’estero presso i principali negozianti di musica e presso gli Uffici postali. — Le lettere, i gruppi, ec. vorranno essere mandati franchi di porto. quel luogo che tiene il violinista ove suoni per ballo (I). Dopo tutto ciò appare abbastanza chiaro come non valga la pena di intrattenerci punto intorno ai poeti che scrissero in così j sventurato secolo. Nè vale far parola d’alcuno dei loro melodrammi, dei (piali per buona fortuna s’è fino perduto il nome. Voglionsi però sceverare dal guasto universale il poeta Andrea Salvatori che meglio,d’ogni altro seppe far versi accomodati alla musica, qualche saggi del conte Prospero Bonarcili, dell’Adimari, del Moniglia, il Trionfo d’ri more di Gerolamo Preti, e alcuni altri pochissimi. In mezzo a si misere condizioni la musica, com’è naturale, faceva pochissimi progressi. Dai primi inventori del melodramma I il Rinuccini, il Peri, il Caccini, già più | volte accennati in questi fogli, fino a più della metà del seicento non si trova un solo maestro che abbia promosso d’un passo la espressione musicale. Il desiderio di variare, di alterare., di far delle repliche, delle fughe, de" rovesci cd altri |l simili avanzi della fiamminga rozzezza erano il gusto allora dominante, nel quale ebbe gran nome il Soriano tenuto per ciò dagli intelligenti piuttosto come buon contrappuntista che come buon musico. La j armonia era bene concertata e spiccava la pienezza degli accordi ma ninno o pochis- j simo studio si metteva nell’osservare la relazione tra la parola e il canto e nel [ perfezionare la melodia. Tale a un dipresso era lo stile del Giovarteli!. del Teofili, del Ferrari, del Tarditi, del Frescobaldi, del Cornetto, ed altri, eccettuato Claudio Monteverde.. che seguitò più da vicino le pedate del Caccini e del Peri. Siffatta mediocrità delle cose musicali proveniva da diverse cagioni. Il piacere [ che trovava il popolo nelle macchine e nelle decorazioni faceva che più si stimasse un buon macchinista e un pittore da scene anziché un poeta p un compositore: quindi mancò l’emulazione, la quale non si riscalda i ove il pubblico grido non la risvegli. Nel secolo antecedente, secolo d’attività e di invenzione, erano usciti alla luce parecchi trattali eccellenti indirizzali a migliorare la musica. Vi furono delle gare e delle i dispute celebri tra Vincenzo Galilei e lo Zarlino, si tentarono tutti i mezzi di tra- pv sferire alla musica moderna le impareg" üi (I) Nella prefazione alla.iufis fida. -