Pagina:Gazzetta Musicale di Milano, 1844.djvu/84

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— 80 — o= per la che siavi riuscito. (1) E questa un’idea di Diderot riportata anche da Rousseau. E poiché panni che i metronomi, malgrado i loro difetti, abbiano ancora più d’un sostenitore, credo conveniente di avvalorare la mia opinione recando l’aulorilà delle sue parole. Quand on admettrait l’utilité d’un chronomètre, il faut toujours commencer par rejeter tous ceux qu’on a proposés jusqu’à présent, parce qu’on y a fait du musicien et du chronomètre deux machines distinctes, dont l’une ne peut jamais bien assujettir l’autre: cela n’a presque pas man ru questo melilo HOU t‘C( nazione cedere mai quella linea di demarche separa I uno dall altra, e pare.’.......il... Sulla fatta esperienza alla nausea non v’è che breve tratto; e perciò, abbandonando il sistema de’troppo lunghi spartiti che fino a lui occuparono il teatro, pose grandissimo studio onde opere eccellenti non ebbero nel mondo quella fortuna, che avrebbero meritato, solo soverchia loro prolissità: I Narri Parigi di Mercadante sono di numero. Bellini, il cui discei’nie buon gusto vuol essere citato ad. ■ ■ C).... ogni passo ove si discorra di criterio melodrammatico, aveva veduto che dal diletto si può quiiul innanzi affermare che la durata conveniente ad un’opera sia all incirca di tre ore piuttosto che di quattro’, i maestri furali pertanto cosa utile procurando di accostarsi più che sia possibile a questo principio, avendo sempre presente che ogni eccesso non sarà che un avvicinamento alla noja della sazietà. Calcolala la durata d’ogni pezzo, sapranno anche quella dell’opera intera, e quando questa fosse eccedente, procureranno di ridurla entro i confini della discrezione. Sarà insomuia di profitto incontrastabile la pratica di fare del tempo quel conto che si convieni*, massime in una cosa in cui dipende tutta da esso la mairjnore o minore intensilà del diletto. Un terzo vantaggio sarà quello di neutralizzare un’altra notabile magagna che guasta nel mondo la musica, quella della poca intelligenza e delle antipatie dei cosidefti maestri al cembalo, o maestri concertatori, i «piali, perchè aneli’essi son uomini come Lutti gli uomini, curano o trascurano la buona esecuzione di uno spettacolo in ragione della simpatia od antipatia die sentono per F opera o per il compositore (3). Di tutte le male arti che si possono usare in un’orchestra per far cadere uno spartito si avrà una caparra nell articolo che a ijuesto divisamenlo farò tener dietro al presente. Anche nella musica ci son le sue tenebre. Quella dell’adulterazione dei tempi è sopra tutte la più potente: cantate un tempo troppo largo che è come mettere l’acqua nel vino: cantatelo troppo presto, che l’idea originale si deforma e fate diventare allegro ciò che dovrebbe esser mesto (B. I falsificatori della musica avranno addosso cosi troppa controlleria perchè l’opera loro si possa compiere impunemente. Quando F orchestra prende un tempo troppo largo il cantante potrà dire al direttore: questo cantabile non dee durare che tanto-, facciamolo quindi più mosso. Viceversa, quando un cantante allargasse di soverchio i motivi, il direttore potrà dire al cantante: vi prego di andare più presto perchè ci avete impiegato mezzo minuto di più. L’arbitro non sarà più nè il solo cantante, nè il solo maestro al cembalo, nè il primo violino, ma Fiudice dell’orologio annunciatore della volontà del compositore. Dalla precisione delle parli scaturirà la precisione dell insi-iine, e con questo dato perfino l’impresario s’accorgerà se i tempi della partitura siano stati alterati. O io mi affogo come Narciso nella compiacenza del mio ritrovato, o grandissima dev’essere la sua utilità per ben regolare il tempo: a me pare d’un risultato che non può in verun modo mancare. Ultimo finalmente dei vantaggi che non vuol essere pretermesso è quello già menzionato, del far di meno del metronomo. Quando la numerazione dei minuti bastasse, non sarebbe ella un’utile invenzione questa sola di far di meno d uno stromenlo che bisogna provvedere a bell apposta, e che bisogna avere sempre con sè? Questo solo risparmio non basterebbe a far prevalere il ritrovato all uso dei metronomo che nessuno del resto ha voluto adottare? Sotto questi aspetti io presento ai compositori il mio progetto: essi potranno vederne il vantaggio dall’esperienza dei fatti più che dalla mia esposizione. Ciò che non ha bisogno pei’ ora di dimostrazione si è la necessita di por freno ad un male che sempreppiu vien pregiudicando la buona musica. Appena uno spartito si riposa alcuni anni, che la misura dei tempi vien quasi interamente alterata. Un simile inconveniente fu notalo in pressocchè tutte le opere che al nostro gran teatro vennero riprodotte lo scorso carnevale. La stessa Norma.. che può dirsi respirante nella mente di tutti, e nata sotto le dila dei nostri professori d’orchestra, aneli’essa si risenti dell’inevitabile funesta influenza. La più parie de’ movimenti era ben altra che quella di dodici anni addietro; alcuni erano stretti, altri erano larghi, (piasi tutti perturbati. L’egual cosa, ed anche se vuoisi più a proposito, si può ripetere del Arzbucco^ ancorché esso non conti altrettanta anzianità della Norma. Fu già avvertilo in queste colonne dal bravo maestro Mazzucato come i suoi movimenti venissero in gran parte cangiati (piasi sotto gli orecchi del compositore. Nulla di più vero che il male che vengo denunciando, e nulla di più vero che la necessità di porvi riparo (->). Da qui ad alcuni anni le opere moderne capterebbero tutte di fisonomia. Alla mancanza deglindizi suppliva altre volte 1 intelligenza dell’artista, il quale non lanciavasi sulla scena senza percorrere almeno i più necessarj principj dell’arte; gli artisti intelligenti son oggidì troppo rari perchè l’arte possa liberamente essere loro confidata senza pregiudizio: è quindi indispensabile scortarli d una guida che impedisca loro di smarrirsi: il mezzo proposto sembrami il più acconcio. Convinto di questa verità anche il maestro Verdi, e non affatto impersuaso deifutile che può venire dal mio progetto, mi ha egli assai lusingato proponendosi di farne esperimento al primo incontro che pubblicherà una nuova sua musica; è da augurarsi che altri possano convenire nella sua deliberazione. Io sono più che persuaso che ne raccoglieranno un frutto sproporzionatamente superiore alla fatica. 11 tentativo per vero è cosi facile che sarebbe irragionevole il non farne la prova. Non dubito che molti avranno delle obbiezioni da opporre per la sola ragione che mal volentieri si lasciano le antiche abitudini; ma ho fiducia che non potranno esser tali da impugnarne la convenienza. Difatti, qual altra cosa hanno immaginato gli uomini che meglio dell’orologio vaglia a distinguere il tempo? G. Vitali. =o besoin d’clre prouvé; il n’csl pas possible que le niuI, siden ai! pendant toute sa pièce, lodi au mouvement et lordile au bruit du pendule i et s ii s’oublie un । instant, adieu le frein qu’au a prétendu lui donner. E vero che il metronomo ha il vantaggio di dare un’idea precisa del movimento per le prime battute; ma la più parte dei cantanti avendo il difetto di ri{ tardare, come i suonatori quello di affrettare, (piando | pcr una prescritta variazione di movimento il filarmonico venga a discordare dal pendolo, esso rimane abbandonato a sè stesso, ed il sussidio gli riesce più d’inciampo che d’utilità. Anche nel dizionario di musica pubblicato dal Eirhtenlhal si legge un articolo per vero non mollo favorevole al metronomo. (Ü) Mi sembra inutile l’avverlire che un minuto di più o di meno in un tempo musicale essendo uno spazio troppo lato, non solo importerà segnare le, unità, ma similmente le loro frazioni più precise. Di colesti maestri concertatori tenne, non è molto, discorso in questa Gazzetta il signor Pii r-Angelo filinoli: (Vedi il A. 11. pag. il il (piale, denunciandoli come una principale delle cause che conducono a mal partito le opere riprodotte per la poca cura, il nessun amore, e la prava coscienza che mettono nel disimpegno dell’officio loro, venne assai a proposito a preparare alcun appoggio alle mie parole, e dié prova di avere ben addentro approfondito il soggetto che prese a trattare. E troppo vero che un danno grandissimo proviene alla musica da questa fonte, e mollissime cose sarebbero a dire, massime riguardo alla coscienza’ ma non mi diffondo di più per amore di ^brevità, e per non ripetere ciò che altri ha già detto. (i) Vi son alcuni che, pretendono clic i tempi musicali si possano indifferentemente, alterare, secondo i varj mezzi dei cantanti, cioè secondo la maggiore o minor lena di cui la natura li ha dolati: io credo di poter sostenere, al contrario, che i movimenti non possono variarsi, senzaccbé il carattere, della melodia ne venga a soffrire. E fuor di contestazione che il vario grado di lentezza o celerità, di brevità o lunghezza, è quello che qualifica l’immagine musicale e ne delinca la fisonomia rendendola piacevole o disaggradevole, buona o colf iva, bella o deforme. L’cffello d una melodia dipende interamente dalla qualità dell’andamento che le si appropria. Ea sua misura è inalterabile, né può variarsi senza pregiudizio della bella espressione; perché, dipendendo la bellezza c l’indole della melodia non pure dalla ben ordinala successione dei suoni ma dalla loro durata, essendo i (empi lenti l’espressione degli affetti tristi c pacati, gli allegri quelli della gioja c dell’entusiasmo, ne deriva che, l’espressione del senlimento che vorrà significarsi sarà più o meno perfetta in ragione della precisione del movimento proprio alla melodia, cioè proprio al calore dell’imagine significata, ed ogni eccesso così dall’un lato che dall’altro non sarà che di danno all’espressione del senlimento. (’ij Se questo avviene ne’ grandi teatri si può in proporzione congetturare ciò che succede nei piccoli. Ehi ha osservalo come le opere siano eseguite nei teatri di provincia sentirà quanto sia indispensabile di porre una guida aH’interprelazione dei tempi. Ciò ehe in un luogo si fa lento, in un altro si fa allegro: ciò ehe in imo si fa allegro, in un altro si fa adagio. Nulla di più varialo, di più incostante, di più svisalo che l’andamenlo dei cantabili, (pandi nulla di più dannoso alla buona riescila degli sparlili, de’(piali molli pezzi cascano non per altro che per 1‘ enunciato inconveniente. PIANOFORTI «EL SIGV«R PAPE (Estratto dalla Revue et Gazelle musicale). ()r son sedici o diciassette anni che, contro o prcssoché contro l’opinione della maggior parte dei fabbricatori ed artisti, stabili’ nella Revue musicale, che il principio del meccanismo posto al dissopra della corde del pianoforte, come l’aveva ideato il sig. Pape, presentava dei grandi vantaggi sotto il rapporto della semplicità c conseguentemente della solidità. Aggiunsi che è più normale, più razionale il battere le corde nel senso del loro punto d’appoggio sulla tavola d’armonia, che di sollevarle da questo punto d’appoggio colla percussione, come si faceva negli antichi pianoforti, vicino alla punta sulla quale queste corde si piegavano; imperocché, io diceva, si é a questa falsa idea degli antichi pianoforti che bisogna secco e corto di questi stromenti, delle corde. Quanto al dubbio che tentavasi innalzare concerattribuire il tono e la poco solidità nenie il vantaggio di percuotere le corde nel senso del loro punto d’appoggio, è più apparente che reale; poiché lutto il mondo sa che é questo vantaggio che ha fallo cercare con perseveranza le mode più