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G. Vitali. CARTEGGIO mento si legge tra gli scritti filosofo di Ginevra. se ne danno nel mondo assai più di quello che non si pensa. Tratta vasi d una musica di Jomelli composta per I intermedio o ballo di Bambini intitolato V uccellai rice inglese. Ecco, meno un tratto d esordio che ommello, come s’esprime quello scritto. L’autore della musica è un certo.fornelli. Voi sapete che questo.fornelli è uno di quegli ignoranti Italiani che non san niente, ma che fanno, non si sa come, della musica che trasporta, e che noi qualche volta siam molto imbrogliati a sfigurare. Per trovarne più comodamente il mezzo ho esaminata la partitura con tutta l’attenzione possibile: fatalmente, aneli io come gli altri, non sono troppo valente a dicifrar le note, ma ho veduto abbastanza per conoscere che questa composizione par fatta a bell’apposta per favorire i nostri disegni: è molto spezzata e variata, piena di minute ricamature, di piccole risposte a varj strumenti che entrano 1 un dopo 1 altro; essa richiede in somma una precisio te particolare d esecuzione. Vedete bene die facilità avremo a stravolgere tutto questo nel modo il più naturale e senz’ombra d’affettazione: per poco che c’intendiamo faremo un charivari di cento mila demonj che sarà una vera delizia. Ecco dunque un progetto di regolamento che abbiamo studiato coi nostri illustri capi,che in tutti gl’inconlri hanno sì ben meritato dal buon partito e fatto tanto male alla buona musica straniera. 1. Non si terrà questa volta il solito metodo che con tanto risultato fu adoperato negli altri intermedj: ma prima di screditar questo si aspetterà di ben conoscerlo alle prove. Se è mediocre, ne parleremo con meraviglia, levandolo tutti d accordo ai sette cieli, acciocché s aspettino dei prodigi e si trovino poi sbagliati i conti la sera della rappresentazione. Se all incontro è una bella cosa, come pur troppo c’è luogo a temere, ne parleremo con nessuna stima, con disprezzo esagerato, come della maggior meschinità che sia mai stata creata-, gli sciocchi, che non si ritrattai! mai se non quando hanno ragione, si lascierai! sedurre dal nostro giudizio c noi sarem certi d’aver il maggior numero per noi. 2. Bisognerà suonare meglio che potremo alle prove per giustificare i direttori che potrebbero in caso diverso venir rimproverati di non aver fatto prove bastanti. La nostra fatica poi non sarà gettata, perchè sarà appunto allora che ci combineremo sul modo d’essere più che potrem disaccordi nel tempo della rappresentazione. 3. L intuonazione, secondo la regola, la prenderemo tutti dal primo violino che è sordo. 4. I violini si distribuiranno in tre drappelli, di cui il primo suonerà un quarto di tono più alto, il secondo un quarto di tono più basso, il terzo suonerà più preciso che potrà. Questa discordanza l’otterremo facilmente alzando ed abbassando destramente le corde durante l’esecuzione. In quanto ai clarinetti non occorre dir nulla. che si può essere sicuri faranno il loro dovere a meraviglia. 5. Rispetto al tempo farem presso a poco come dell’intuonazione: un terzo lo manterrà preciso, un terzo lo incalzerà, l’altro terzo verrà dopo gli altri. I violini sopra tutti si guarderai! bene d’essere uniti nelle entrate; ma cominciando progressivamente 1 un dopo l’altro formeranno come dei piccoli canoni, che riesciraimo d un effetto — 85 — stupendo. I violoncelli poi sono pregali d* imitare l’esempio edificante d’un loro confratello, che con giusto orgoglio si vanta di non aver mai accompagnato un intermedio italiano nel suo tuono, e di suonar sempre maggiore quand’è minore, minore di tanta arroganza che, se questa lettera venisse a propalarsi per qualcuno, si crei indiscrezione di aero in diritto di sorquand è maggiore. (>. Si avrà molta cura di mitigare forti e di rinforzare i piatii^ in ispecie sotto il canto; bisognerà particolarmente raschiare a tutta forza (piando canterà la Tonelli, perchè è importantissimo ch’ella non sia intesa. 7. Un* altra precauzione, che non bisogna lasciar fuori. è di forzare i secondi quanto più si può e di tener piani i primi, affinchè non si possano intendere i motivi principali. Bisognerà anche obbligare il Durand a non darsi la briga di copiare le parti delle viole tulle le volte che sono all’ottava del basso, affinchè questa mancanza di legame tra i bassi ed i soprani renda più secca l’armonia. <8. Ai violinisti non troppo esperti si raccomanda di non mancare di prender l’ottava alla, di far miagolare le corde sul cavalletto, e di doppiare e sfigurare la loro parte, affine di darsi il cambio ne loro spropositi e di guastare tutta la musica, mostrando d’essere superiori alle regole di tutte le orchestre del mondo. 9. Siccome talvolta il pubblico potrebbe perdere la pazienza con lutto questo diavolo a quattro, se qualcun s’accorge d’essere guardato troppo davvicino, bisognerà mutar sistema per prevenire le dicerie: allora, intanto che tre o quattro farai! di suonare come potranno, tutti gli altri si metteranno ad accordarsi nel tempo appunto dei cantabili, e non tralascieranno di fregare con (pianta forza hanno in corpo e di fare un fracasso indemonialo colle corde vuole proprio nei momenti più delicati. In tal guisa noi guasterei!! la più bella musica che vi sia, senza che ci si possa dir nulla, perchè in tutti i casi bisogna pur sempre essere accordati. Che se paresse a qualcuno di rimproverarci appunto su questo, avremo il più bel pretesto del mondo per suonare stuonati quanto ci parva e piacerà. IO. Seguiteremo poi a gridar tutti alla profanazione, allo scandalo: ci lamenteremo grandemente che si lasci contaminare il soggiorno degli Dei dai saltimbanchi; procureremo di provare che i nostri attori non son ciarlatani come gli altri, mentre questi non sanno che cantare e gestire tutt’al più, ma non rappresentano niente; che la Tonelli adopera le braccia per la sua parte con una gentilezza ed un intelligenza vergognosa, mentre la distinta madamigella Chevalier non si serve delie sue che per agevolare lo sforzo dei polmoni, la (piai cosa è mollo più decente; che altronde non c’è che 1 ingegno che osa dipartirsi da quello che fan gli altri, mentre i nostri attori non se ne son inai dipartili; faremo eziandio vedere che la musica italiana vitupera il nostro teatro, per il motivo che un’Accademia Reale di musica deve sostenersi colla pompa del suo titolo e del suo privilegio, senza aver bisogno per questo di buona musica. li. La pii! importante precauzione che dobbiam avere in questa occasione è quella di tener segrete le nostre deliberazioni: oggetti di si alla importanza non debbono essere svelati agli occhi d un volgo ignorante che scioccamente s’immagina che noi siam pagali per servirlo. Gli spettatori sono vegliare più d’appresso il nostro contegno, il che non sarebbe senza molestia; perchè, per quanto superiori si possa essere al pubblico, non è un divertimento di sentirne addosso le mormorazioni. Ecco, signori colleglli, alcuni articoli preliminari, su cui ci pareva opportuno di concertarci prima Quando in tal modo avremo svergognata ed allontanata tutta questa canaglia straniera noi potrem stabilirci in tribunale infallibile; la buona riuscita o la caduta degli spettacoli non dipenderà che da noi; gli autori, pieni d un giusto timore verrai! tremando ad ossequiare I archetto che h può scorticare; e in vece d’una compagnia di poveri raschiatovi per cui siam tenuti adesso, diventeremo i giudici supremi dell1 opera francese e gli arbitri dispotici della ciaccona e del riipaiulou». Oggidì la lettera da cui tolsi questo frammusicali del Carissimo! Nella Miscellanea inserita nel N. 17 della Gazzella musicale, forse, per la centesima volta, ho accennato al danno che alla Dell’arte ne deriva dalle grida e dal frastuono che hanno invaso i teatri lirici d’Italia. Ora eccomi ad intrattenervi delle scene francesi e precisamente della prima della capitale, ove ho assistilo ad una grande opera melodrammatica concepita sì poco melodicamente e, tanto ad esagerata declamazione, ad intralciali accordi, a shalz.i, ad irrequiete modulazioni, ad infernale strepito, che io non ho mai udito cosa da paragonarsi ad un simile, guazzabuglio. Ne rimasi scandalizzalo, mollo più che il celebre autore dello sparlilo, che io non voglio (pii nominare, in varie altre, applaudite opere ha data bella prova del suo distinto ingegno e di profonda conoscenza de’pili eletti requisiti scientifici. Pur troppo la smania di voler mostrarsi arci-dotti, vigorosi e pieni, in questi ultimi tempi ne. fa far di grosse a varj maestri, i (piali se avessero continualo a camminare nel buon sentiero avrebbero assai pili meritalo presso la posterità. - Dopo la deplorabile partizione che vorrei olibliare cd obbliala, allo stesso teatro dell’.tcrm/e/m’ri reale di musica ebbi la sorte di ammirare le deliziose cantilene ed i fiorili e briosi accompagnamenti dei Conte Or;/. Oh il divino Rossini! - Rimasi penetrato dalle bellezze ridondanti nel Don Sebastiano, sparlilo grandioso, non esente perii da qualche pecca; in compenso delle (piali avvi il meraviglioso Adagio concertalo a selle Mici, la più bella pagina che il fecondo maestro lombardo abbia scritto per la Francia: tulio vi è incantevole; F orchestra si fa emula de’ cantanti. - La riproduzione della favorita venerdì sera venne accolla fra unanimi applausi: il teatro rigurgitaxa di gente; il (piarlo allo fu un incanto dal principio alla fine; l’espressione musicale vi è spinta al punto il più elevato, In commozione ex idcntemvnte manifestassi ni invidiabile trionfo. Donizelli col Do» Sebastiano e (■olla t’avorita (opere di pari inorilo per inspirazione, e la prima di’ pini accorala elaborazione, ma di minore interesse ncirargomenlo,) si collocò fra i sommi maestri che maggiormente concorsero e concorrono allo splendore della Grand’Opera, le più luminose fasi della «piale devonsi pure ad ingegni non francesi. Corre voce che per questo stesso teatro Soliva cd Alari stiano compiendo due sparliti. Ecco due altri figli d’Italia che colla loro «alenlia si accingono a soccorrere, i teatri lirici della!■ rancia, al presente non in migliore condizione dei nostri. In Parigi ora Iroxansi riuniti i (pialtro pianisti imperanti in Europa, è un vero congresso pianistico, di cui forse mai non si vide l’eguale. L’onnipossente, Liszt, il perfetto Thalbcrg, relegante Dohier, l’elegiaco Chopin son (pii raccolti. Fortunato chi potrà udirli tutti! La prima di queste celebrila, Liszt trovasi indisposto. Thalbcrg oggi partirà per Londra ove al 29 si esporrà in un concerto già annunzialo; desidererei poterlo seguire. Il re degli italiani pianisti impazientemente. aspetta la guarigione di Liszt per seco lui gareggiare, al teatro italiano. Chopin poeticamente suona, ma solo per sè stesso: il pubblico invano lo sospira; la gracilissima complessione di lui lo rende.