Pagina:Gazzetta Musicale di Milano, 1845.djvu/7

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pci’ avventura, polrebb’cssere un’anticipata prò HAvùg dizione del vero. Pel resto, ciò ch’egli mi nota circa V.habent sua fata libelli, non creda che mi riesca nuovo, ed io l’aveva avvertito prima di stendere le mie P osservazioni. Ma siccome chi fa la critica deve porre in luce le mende, se ve ne sono; c siccome quelle da me osservate v’erano effettivamente e mi pareva insieme che ci fosse il modo di levarle, stimai debito mio di notarle c le ho notate. Se l’avvertimento era tardo per questa volta, poteva venire a tempo per un’altra, e la critica avrebbe ben adempito l’officio suo non tacendo. Mi perdoni poi se gli dico che la ragione con che vorrebbe scolparsi d’aver, alla scena settima dell’atto secondo, raffreddata l’azione con pleonasmi strumentali, non parmi in alcun modo valutabile. Come mai in una rappresentazione ove i personaggi son destinati a cantare, vuol egli velie basti la quarta corda de’ secondi violini a dipingere l’orrore di un marito e d’un padre che sorprendono la moglie c la figlia in colpevole convegno? Non è colle corde dei violini che gli attori si esprimono, ma con atti e con parole che siano da lor pronunciate col necessario risentimento drammatico. Egli doveva far cantare chi doveva cantare, valendosi del sussidio degli strumenti per aggiungere colorito al! l’espressione della declamazione; ma far lacere gli attori per far esprimere i loro trasporti dall’orchestra, non è scrivere musica melodrammatica, ma appena appena sarebbe fare delle note per un’azione mimica. Ciò è quanto io voleva dirgli c gli ridico ancora. Se poi chi ha sostenuta la parte d’Ermengarda non ha ben significala la volontà del maestro al cantabile No, non è vero, per sempre è mio, non doveva io per questo lasciar di avvertire che un movimento più concitato avrebbe giovalo moltissimo all’effetto di quella situazione. Primieramente perchè, non potendo farmi indovino delle intenzioni, non doveva altrimenti giudicare che da ciò che ni’ aveva impressionalo, e ritenere che quello fosse il volere del compositore. Secondariamente perchè s’egli è pur vero che troppo spesso i cantanti allargano i tempi, è altresì vero che c’è la maniera di farli cantar presto. Bisognava dire: «questo tempo dev’essere così»: c son sicuro che la signora Gruitz l’avrebbe eseguito a dovere. Non l’abbiamo noi udita cantare animatissima la parte di Romeo nei Caputeti? Non sia dunque dispiacevole al signor Sanelli di avere per logica anche questa censura, e si tenga pago che chi giudica le opere sue il faccia ragionando su quello che ascolta e non su quello che dovrebbe indovinare. Rispetto poi alle progressioni cromatiche, mi permetta ch’io persista nel ripetergli ciò che già gli dissi: cioè ch’esse valgono egregiamente ad esprimere le passioni del dolore. L’inopportunità dell’uso in cui possono essere incorsi gli autori non cangia menomamente questa innata loro facoltà. La critica non parla di quello che fu fatto, ma di quello che si dovrebbe fare, j Serbando quindi intatto il carattere del discorso, doveva egli provarmi che non fosse vero quant’io gli ho asserito, c la ragione sarebbe stata sua; ma il citare per tutta prova un esempio, non è appoggio che possa sostenere. Ove inoltre vogliansi addurre giustificazioni di tale natura, converrebbe almeno che l’esempio fosse identicamente uguale all’oggetto paragonato. Egli non avrebbe agito di questo modo recando qui la prova della Polacca di Bellini nei Puritani. Le scale cromatiche di Bellini hanno tanto a che fare colle sue, come l’allegro colf adagio, come il color nero col bianco. Quelle non sono che fiori di agilità e non hanno alcuna tinta drammatica: le sue all’opposto hanno tutto quest’ultimo colore. Ciò si rileva da chiunque usi appena un po’ di riflessione. Doveva egli! badare che quel canto non è che un gorgheggio L dal principio alla fine, e che le scale non sono («oi che gorgheggi. Con che buon senno vorrebbe egli comparare una lenta successione di suoni, clic destano malinconia col solo loro andamento funebre, con rapide e fuggevoli progressioni che si confondono colle melodie d’un usignuolo? "

Davvero, il sig. Sanelli mi lascia qui desiderare se non un po’ più di buona fede, almeno alquanto più di discernimento. Per ultimo, s’cgli avesse meglio compreso il senso delle mie parole, non m’avrebbe eccitato ad indicargli (piali siano le mende che avrebbe dovuto togliere nella parte del basso fondamentale. La frase ch’io adoperai di maggiore studiosita, sebbene non sia di Crusca, non voleva dire che ci fossero delle pecche da togliere nel basso, ma solo che il basso dovesse adoperarsi più studiosamente, cioè con maggiore studio, con più amore ed accuratezza. Se ci fossero stati degli errori, avrei chiamato pane il pane, ed av rei detto correzione in luogo di studiosilà. Ora mi sembra inutile (l’aggiungergli che adoperare più studiosamente il basso è (pianto dire non farne un uso così arido, qual è quello di adoperarlo, com’egli fece, a solo sostegno delle armonie sovrapposte, senza mai o quasi mai variarlo con movimenti melodici, proprj sempre, ben inteso, alla natura di questa parte fondamentale deH’orchestra. Infatti il difetto de’suoi bassi è quello che volgarmente appellasi di non cantare. Ecco il senso delle mie parole. Ora finalmente che parmi aver sostenute le mie osservazioni in modo che nessuna possa dirsi caduta a terra, mi congedo dal mio gentile oppositore chiedendogli scusa, se, trasportato dalla forza del ragionamento, ho seco lui usate espressioni piuttosto schiette che obbliganti. Gli darò in compenso un benevolo consiglio che potrà forse tornargli di qualche utilità. Se, come pare, intende egli proseguire nella carriera del maestro, godendo della serenità della mente c della tranquillità dello spirito, non sia troppo facile a discendere nel campo sdrucciolevole delle polemiche. Chi vuol fare l’artista deve fare il suo mestiere, e lasciare che gli scrittori facciano il loro. Se chi giudicherà le opere sue dirà degli spropositi, non si dubiti che vi sarà nel mondo chi giudicherà anche i giudici, e la verità verrà da sè stessa a galla..Ma il farsi difensore delle proprie opere è cosa così scabra, che è assolutamente meglio non tentarla. Io oso promettergli che dormirà i suoi sonni più riposati. G. Vitali. GAZZETTINO SETTIIUITALE ni MILANO — Jori sera alla Scala Semiramide. - Si dice che ora si vada ad approntare l’Opera promessa del signor maestro Battista. — Al Re, Venerdì si annunciò f ultima sera della Sonnambula. Per questa sera o domani vi si preparava l’opera, nuova per noi, L’Osteria di Andujar di Lillo. Comincercmo così ad avere qualche novità. CARTEGGIO PARTICOLARE Padova, 29 Dicembre 1841. Nella sera del 16 dicembre, fu data in casa della Nobilissima famiglia T... una brillantissima Accademia Vocale. Grande fu il numero dei pezzi eseguiti, ma quelli che meritano particolare menzione sono i seguenti: Il Finale, allo secondo, della Lucia di Lammermoor eseguito dai bravi nostri dilettanti signora Vedova Giuseppina, Pini, Federigo, Brian. Le due Romanze del Tebaldo e Isolina, c deH’Ole//o eseguile con tutta delicatezza c maestria dalla dilettante signora Mariella Stella-Gandini ed accompagnate coll’Arpa. La trilustre Angelina Balbi figlia del maestro direttore di codesto Concerto eseguì con molta precisione il duodecimo Studio di Dòhler intitolato il Trillo. Vuoisi certamente sperare in lei una futura dilettante distinta. Ma ciò che coronò il trattenimento si fu la più bella esecuzione che desiderar si possa dell’intero allo terzo dell’Emani. Vi assicuro che in questa circostanza la musica del Verdi desiò il primo entusiamo. Quando una musica è realmente bella, denudatela pure, privatela di qualunque prestigio, ella conserverassi mai sempre la stessa. Gli applausi furono incessanti, e se 1 ora non fosse stata troppo tarda, o piuttosto se i cantanti non fossero stati alcun poco stanchi dell’ose- ^7 cuzione di tanti pezzi si avrebbe desiderala la replica. Il Brian sosteneva la parte di Carlo, il Pini (di lietissime speranze) sosteneva quella di Emani, c il Federigo quella di Silva. Il numero dei Cori era di pochi ma scelti artisti. In somma il complesso fu eccellente, e merita particolare menzione, ad eccitamento delle altre citta, ed a conferma che anche con dei dilettanti bene concertali si possono ottenere delle brillantissime accademie, e tali forse da non destarci il desiderio di sentire certe compagnie artistiche. Accettate questa breve espansione suggerita dalla sola verità, c dal desiderio di vedere sempre più fiorente la nostra musica anche nelle privale conversazioni, oltre ai pubblici Teatri. Venezia, 1 Gennajo 1844. Il ol dicembre successe alla Norma, con cui si apriva il nostro 1 cafro, la Fenice, l’opera del Principe Poniatowski, Bonifazio de’ Gcremei. - Della Norma meglio sarà tacere del lutto. Dell’opera del principe Poniatowski direm più distesamente in seguito. Per ora vi basti sapere, che venne gradita, che 1 autore ebbe l’onore di molte chiamale sul palco, che la Gazzaniga (Imclda) cantò di buona grazia e intelligenza; che il Ronconi Sebastiano (Bonifazio dc’Gcremei) si mostrò distinto attore e cantante, che il Roppa (Rizzardo) potè far valere la sua voce, bella specialmente nei toni superiori (fa, sol, la), e che neppur il Porlo (Lambcrlazzi) ebbe a dispiacere. Quand avremo più volte assistilo alla produzione di quest’opera daremo i cenni particolari che riguardano il merito del lavoro e degli artisti che P eseguiscono. NOTIZIE — - Barcellona. Al teatro Principale la più recente novità si fu un’opera appositamente scritta da un giovine maestro di codesta capitale della Catalogna, il cui litoio era Ernesto duca di Scilla. Se prestiam fede a (pianto ci fu scritto, il nuovo lavoro die la mentita al proverbio: - Nessuno è profeta in patria.» - Nondimeno sembra che ben presto non rimanesse traccia di quegli applausi, meritati soltanto in qualche parte. Il basso Antonio Soperchi ebbevi ad ogni modo i primi onori. - Orche scriviamo, la Pestale avrà occupato quelle scene, sulle quali doveva poi salire incontanente il Pelagio del milanese maestro Gerii. (Fama) — Bergamo. / Lombardi piacquero più come musica che come esecuzione. — Berlino. Il dottore Geppcrt, professore aggregato all’Università reale di Berlino, sotto la direzione del quale, la scorsa estate, una società di studenti recitò sulle scene del teatro della società drammatica di Talia alcune comedie di Plauto in lingua originale, fece or ora rappresentare sulle stesse scene da alcuni dilettanti, ed in francese, la Lodoiska di Cherubini - Le due parti di donna di quest’opera furonvi sostenute da due dame dell’alta società di Berlino, quelle d’uomini e tutte le parti (l’orchestra da’studenti. Il signor Geppert dirigeva al cembalo. • Gli spettatori, tutti invitati nominativamente, coinponevansi di quasi tutto il corpo de’professori di quella Università, di molte altre sommità nelle scienze, lettere ed arti, fra i quali distingucvansi i signori barone de Humboldt, de Schelling, Tieck, Mcyerbcer, ecc., più trecento studenti circa. Terminata la rappresentazione, gli studenti intonarono il canto degli studenti (Burschenlied), Gaudeamus igitur, al quale fecero eco ben tosto tutti gli altri spettatori. Questa solennità musicale si terminò con un banchetto, nel quale si fecero de’ brindisi a Meycrbeer, Mendelssohn-Bartholdy, Rossini, Auber, Halévy, e ad altri celebri compositori alemanni c d’altre nazioni. — Brescia. Saffo piacque, c piacquero gli esecutori. — Crema. Nella Saffo si distingue la Maltei. — Cremona. Piacque pur qui la Saffo, c distintamente in essa la Corridori. — Genova. Freddamente alquanto il Tempiario. La Moltini vi fu però fortunata. — Lipsia. Bazzini. l’egregio violinista, si fece molto ammirare il 14 dicembre in un pubblico concerto coll’esecuzione delia sua fantasia su temi di Bellini, in cui spiegò tale agilità ed eleganza di suono nei più difficili passi da sorprendere l’uditorio. — Livorno. Assai bene / Due Foscari di Verdi dati al Teatro Rossini, ed eseguiti dalla Boldrini, da Pancani c Rinaldini. — Madrid. Piacquero al Teatro della Cruz Moriani ed Emilia Tosi nella Lucrezia Borgia. - A quello del Circo si daranno I Lombardi di Verdi coll’Ober-Rossi. — Mantova. Bene V Emani. — Modena. Emani benissimo. - Mosca. Lucia operò prodigi coll’Assandri e con Salvi, che ha fatto piangere tutti gli spettatori e le spettatrici. Così le Gazzette Russe. — Napoli. Teatro Nuovo. - Leonora. - Nuova musica del maestro Merendante, con libro del sig. Marco d’Arienzo. Con la signora Rebussini. signora De Rosa, signori Avignone, Laboccetta, Luzio, Testa, Vita. (5 dicembre). Una nuova musica di Mercadantc è un importante avvenimento teatrale, e si fa importantissimo essendo scritta pel 1 catto Nuovo, e con quella coscienza che usa Mercadanle, il quale mette tutto sè stesso nei suoi lavori, sia che scriva pei primi teatri del mondo, sia pei secondarii. Questa musica rivela il sapere di un