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100 GAZZETTA MUSICALE DI MILANO giovine Priola ha cantato la parte della Cabel, ma senza un «guai successo. Invece la Galli-Marie ed il baritono Ismael sono stati molto applauditi. Mignon, checché ne sia, avrà una nuova serie di rappresentazioni, che non sarà meno ricca di quella che ottenne la prima volta. I concerti continuano in modo da far disperare i poveri scrittori di appendici musicali. Ve ne ha uno ogni sera, per lo meno! Qualche volta due ed anche tre, perchè vi sono tre sale di concerti, ed ognuna di esse, salvo qualche rara eccezione, è data in fitto per una sera. Tutti coloro che non osavano dar accademie musicali negli anni scorsi, sia perchè non erano abbastanza conosciuti, sia perchè prevedevano che il pubblico non sarebbe venuto al loro concerto, quest’anno invece affiggono cartelloni ad ogni angolo di muro; ma aggiungono, come vi ho già detto queste parole assai ipocrite: «a benefizio della Società Femminea per la liberazione del suolo». La gente non va a questi concerti, ma lo scopo è raggiunto. Si parla da qualche tempo d’una Società Filarmonica francese; _ infatti non ve n’era una a Parigi. A capo di essa sono molte signore della vera aristocrazia; sono stati nominati dei commissari, ed alcuni maestri o compositori hanno preso l’assunto di dirigerla. Ma veggo che bisogna pagar cento franchi per semestre, ed il difficile sarà di trovare un numero sufficiente di soscrittori, giacché qua le spese sono immense. Ora la moneta è rara in questo momento, è inutile il dirvi il perchè. Come nella ballata di Gianni di Calais, «il perchè lo sapete, capite, intendete già meglio di me».Non so se la Società Filarmonica riuscirà. A1 Parigi, 20 marzo. Abbiamo avuto finalmente una rappresentazione se non tale da ricordare i bei tempi del teatro Italiano di Parigi, almeno conveniente. Per ora non si può domandare ed ancor meno pretendere di più. Jersera è stata eseguita la Lucrezia Borgia con la Penco, la Trebelli, Bagagiolo e Guidotti. Salvo quest’ultimo, che veramente per quanto zelo possa mettere, non ha qualità sufficienti per sostenere con successo la parte di primo tenore su d’una scena ove dopo Mario vennero Tamberlik, Fraschini, Nicolini, Mongini, Tiberini e varii altri in ini, tutti, qual più, qual meno, di merito, — gli artisti che cantarono iersera l’opera di Donizetti ebbero la loro parte di plauso. Finora i plausi non erano stati meritati che nei pezzi isolati, alle sere in cui invece di rappresentazioni sceniche il teatro Italiano dà delle accademie o concerti musicali. Jeri la Penco si fece ammirare per l’immensa abilità con la quale riesce ad ottenere, con quel che le resta di voce, effetti cosi sorprendenti. Tanto è vero che il metodo e l’arte valgono in questo caso assai più del volume della voce. Ed ecco quello che fa la grande differenza tra Y Opéra ed il teatro Italiano. Là non si ricerca che la forza vocale: chi ha più robustezza di polmoni trionfa del cantante che con minor voce canta gradevolmente. Alla Sala Ventadour invece (ove sventuratamente la maggior parte degli artisti di canto non viene che quando comincia a perder la voce) si ricerca l’arte, la grazia, il metodo puro, corretto, irreprensibile. Cosi la Frezzolini, un di sovrana delle itale scene, seppe vincere i cuori ed attirarsi tutte le simpatie, quando cantò al teatro Italiano di Parigi la Gilda di Verdi o la Beatrice di Bellini. Era un’arpa alla quale molte corde andavano infrante, ma quelle che restavano eran d’oro, e temprate da mano divina. Ieri ognuno conveniva che la Penco aveva certamente meno voce d’altravolta, ma molto più d’arte. Il basso Bagagiolo non appena ebbe cantato il breve recitativo che precede la sua aria al second’atto, entrò in favore del pubblico. All’adagio i plausi scoppiarono unanimi: la sua causa era vinta. Il terzetto mise il colmo alle simpatie destate nel pubblico, e tutti convennero nel dire che era un eccellente acquisto per questo teatro. Aggiungete che il Bagagiolo si mostrò anche buon attore, il che è parte di gran prezzo sopratutto a Parigi; ed è assai naturale: non tutti quelli che vanno al teatro Italiano comprendono l’idioma nel quale cantano gli artisti; se questi non rendono un po’ men difficile l’intelligenza delle parole, mediante un’azione pressoché mimica, un gioco di fisonomia, un’eloquenza di gesto, un po’ d’espressione insomma, gli spettatori che ignorano l’italiano non sapranno se F artista canta, io V amo, oppur io t ammazzo. Infine, la Trebelli, che è leggiadra col costume virile d’Orsino, è molto migliore di quello che si mostrasse sei o sette anni or sono a questo stesso teatro. Ha studiato, ha progredito, è divenuta una buona cantante e nella penuria attuale di buoni contralti, è tale da fissare l’attenzione dell’uditorio, foss’anco il più difficile ed il più schivo. Il suo metodo di canto è buono, e se la voce non è abbastanza possente, sopratutto nelle corde basse, l’arte vi sopperisce. Nel brindisi piacque e fu applaudita; non al punto però da farlo ridomandare, come avviene quasi sempre quando è cantato da un contralto di gran merito. Nullameno la Trebelli può esser soddisfatta dell’accoglienza del pubblico parigino. Le altre parti sono secondarie nella Lucrezia Borgia, non ne parlo. Nominerò solo Tagliafico che cantò Gubetta. Vero é che quando esordi a Parigi il tenore Mirate, la parte di Gubetta fu cantata nientemeno che da Lablache. Il che vuol dire che pei grandi artisti non esistono piccole parti. Dico ciò per Lablache ben inteso, non per Tagliafico, che è un artista coscienzioso, zelante, ma che non pretende certamente ai titolo di grande. Speravo darvi nuove della Sylcana di Weber (?) che doveva esser rappresentata ieri l’altro al teatro Lirico (Ateneo) e che è differita a domani sera. Per quest’opera postuma dell’autore del Freyschiitz, di Obéron e di Euryanthe, il direttore dell’Ateneo ha dovuto scritturare un artista drammatico, il signor Clemente Fust ed una ballerina la Pallière dell’Accademia di musica. Per ora non saprei dirvene il perchè, non conoscendo ancora il libretto, ma ve ne parlerò nella mia prossima lettera. Del resto è la sola novità che ei prometta questa povera stagione di primavera. E quale novità, un’opera dissotterrata, e della quale pochi conoscevano la scoperta. V’ha anche chi dubita della sua paternità, quantunque vogliasi che il figliuolo di Weber l’assicuri vera. Vedremo. Le operette (è il nome che si dà alle opere buffe fossero anche in quattro atti e più) continuano a pullulare nei teatri secondarii e sopratutto in quegli strani stabilimenti, metà teatro, metà caffè, dove si canta bevendo birra e fumando. Che bell’atmosfera quando vi si entra! E come i poveri artisti che vi cantano debbono essere a loro agio! Del resto è assai meglio che si scrivano operette o opere buffe, come meglio vogliate chiamarle, che canzoni volgari d’un gusto equivoco, e scurrilità invereconde, come era costume in questi ultimi anni. Chi sa! a forza di scriverne (parlo delle operette) verrà fuori qualche buon compositore. E non sarebbe male, chè davvero non ve n’ha abbondanza in questo momento. Chiuderò questa lettera coll’annunziarvi la fondazione d’un’Accademia Filarmonica di Parigi a capo della quale sono molte signore, per la più parte compositrici di musica o dilettanti. Il suo scopo è di far udire le opere o almeno i frammenti di opere, siufonie, quartetti, cori, ecc., dei giovani compositori. Il direttore dell’orchestra è il signor Camillo Saint-Saens, pianista d’ingegno, ma che parteggia molto più caldamente per la scuola alemanna che per l’italiana. Berlioz ha fatto molti proseliti, e quelli che esagerano il genere di Berlioz si avvicinano a Riccardo Wagner. Temo forte che la nuova Accademia filarmonica di Parigi non finisca per essere wagneriana. Londra, 18 marzo. Il prospetto della prossima stagione del Covent Garden è anch’esso di pubblica ragione La gran novità italiana vi fa difetto, e cosi il disappunto degli ammiratori di Verdi verificasi su tutta la linea. Credevasi che il Gye avrebbe assicurato il diritto di rappresentare quell’opera, della quale tutti i corrispondenti hanno detto meraviglie ed hanno invogliato il paese. Ma non so rassegnarmi a credere che dovrà passare tutta la