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Pagina:Gazzetta Musicale di Milano, 1872.djvu/114

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MI X GAZZETTA MUSI 106 ¥ Franz Liszt diede a Pestìi uno splendido concerto, al quale assistette l’imperatore. Il concertista comparve in sottana d’abate, con, una decorazione.

  • Ferdinando Hiller, in seguito al suo concerto dato a Berlino, ricevette

i ritratti dell’imperatore e dell’imperatrice, e l’ordine della Corona di terza classe. * /

  • Al teatro Nazionale di Pesili fu aumentata la dote di fiorini 24,000. La

dote ammonta ora a fiorini 84, 000.

  • Il teatro Carlo Felice è chiuso. L’impresario è scappato e gli artisti

sono rimasti senza l’ultimo quartale. Al teatro del Liceo di Barcellona verrà, eseguita quanto prima una nuova opera del maestro Baraldi, col titolo Guzman il buono. ¥ Il giornale Torino musicale che era diventato il Roma musicale, è ridiventato il Torino musicale. A Una nuova opera del chiaro maestro Pedrotti, ùlema, sarà eseguita in primavera, al teatro comunale di Modena. Scrive EI Correo de teatros: «In Valenza si sta commettendo un crimine di lesa armonia; immaginate che si canta in un teatro-caffè la bellissima opera di Donizetti: Don Pasquale, tradotta in zarzuela!» Il Circo de Paul, di Madrid, ha barattato il suo nome con quello di Teatro de la Risa. Una compagnia di zarzuela comica e buffa è già pronta a giustificare il nuovo battesimo.

  • Col nome di Arnold Walden, il principe de Sayn Wittenstein ha cantato

come tenore nel teatro Wallner di Berlino.

  • S. M. il Re ha motu proprio nominato cavaliere della Corona d’Italia

Filippo Coletti, autore di un inno per l’ingresso del Re a Roma, e di un metodo di canto.

  • È aperto il concorso per l’impresa (stagione di primavera) del teatro

municipale di Tortona (Piemonte) Dote 4000 lire, obbligo due opere buffe, cauzione lire 1000. Rivolgere le domande alla direzione del medesimo teatro.

  • Per la stagione di carnovale 1872-73 e per 36 rappresentazioni, con tre

opere serie, è disponibile il Teatro comunale di Forlì. La dote assegnata dal Municipio è di L. 18,000, e il deposito che si esige dall’impresa è di L. 5,000. Sino al 31 marzo corrente potranno essere presentate le proposte a quella direzione. Luca Fumagalli, il valentissimo pianista, è intento a condurre a fine un’opera, il soggetto della quale è Luigi XI. ★ All’appalto del teatro di Macerata concorrono 19 impresari. Addirittura un albero di cuccagna! ¥ E. Reyer, critico teatrale del Journal des Débats, e compositore, fu nominato dal Kedive d’Egitto commendatore dell’ordine del Megidiè.

  • La Palestra musicale è il titolo d’un giornale che [apparirà quanto

prima in Milano. Il titolo ne dice gli intendimenti. IXapoli, 26 marzo. Vi scrissi l’altra volta che la prova generale del Manfredo avrebbe avuto luogo la stessa sera del 19, ma la fu rimandata al giorno 21. Moltissimi inviti furono spediti e dalla Commissione e dall’impresario, e la sera di giovedì prossimo passato il teatro massimo sebbene tutto buio era pieno zeppo come se fosse stato la prima rappresentazione. L’invito era per le otto di sera, ma alle nove tutto era silenzio nella sala; i professori d’orchestra erano a loro posto, i componenti la Commissione nel loro palchetto, e la prova non cominciava. I convenuti manifestavano vivi segni d’impazienza e niente accennava al principio della prova. Chi stava seduto nella prime file degli stalli, e Acuto fra questi, osservava che l’orchestra avrebbe forse, dovuto suonare l’intero spartito a memoria perchè non si vedeva nemmeno l’ombra delle parti scritte. Verranno le parti, non verranno, si farà, non si farà questa prova benedetta? Questo stato di lunga aspettazione durò fino alle 10 e qualche minuto; finalmente compare al proscenio Teofilo Rossi, ispettore del palco scenico, ed annunzia che per imprevedute CALE DI MILANO circostanze la prova non poteva aver luogo. Le grida e gli urli del pubblico burlato voi li udite da Milano. Quali erano queste imprevedute circostanze? Una bagattella: l’editore Lucca, rappresentato- qui dalla sua consorte, non aveva ricevuto L. 6500 complemento del suo avere pel nolo del Manfredo e rifìutossi ad inviar lo spartito al teatro. Vedete a che è ridotto il S. Carlo; ha un impresario cui mancano 6500 lire e deve far rimandare la prova perchè oltre il Lucca dovevano essere pagati anche il Guillaume, affittatone del vestiario ed i macchinisti. Bravo Musella; sic itur ad astra. Finalmente la sera di Domenica Manfredo fu rappresentato; applausi senza fine, diciotto chiamate, dagli amici fatte salire a 22, 25; m’occuperò di proposito nel prossimo corriere della musica del Petrella; per ora sarò semplice storico, e se invaderò per poco il posto di critico è semplicemente per dirvi che quest’ultimo spartito segna un certo progresso. Il Petrella è il più bel modello dell’inerte napolitano, chè la tempra benedetta di noi altri meridionali non ammette che i contrarii: o trovate uomini che hanno in corpo il fuoco del nostro vulcano, oppure esseri pesanti pe’quali il far nulla o di mala voglia e sbadatamente è la più grande ambizione. Errico Petrella, il Lucca fa presto della musica, è accurato, elegante, armonista in quest’ultimo suo lavoro; è l’inizio d’una sua nuova maniera? è costretto a far così per la penuria di nuoveidee melodiche? Ciò vedremo altra volta; lasciatemi pertanto che io vi faccia il novero dei pezzi applauditi. Il prologo passò inosservato tanto la prima, quanto la seconda sera; nel secondo atto fu applaudito il coro di Mietitori e contadine; la romanza del tenore; il duetto del tenore e soprano; il brindisi del baritono e il duetto finale tra baritono e soprano. Nel secondo’atto nulla v’ha di notevole, salvo il finale; fu applaudito con molte chiamate ed io segnai, dopo l’ultima, la tredicesima. Nel terz’atto venne gustato ed approvatomi preludio; un’aria lunghissima del soprano fu pure applaudita e dopo l’adagio del duetto fra soprano e tenore il maestro fu evocato la quindicesima volta al proscenio. Grida di bis, grida di basta, impegnasi una battaglia fra quelli che vogliono riudir il pezzo e quelli che ne hanno abbastanza, vincono finalmente i partigiani del bis. Dopo questo duetto giunge la scena finale, chè non si’ deve nè pur far menzione d’un’aria del vecchio Cencio, un canto recitato e di nessun valore. Questo finale rappresentante la morte di Manfredo è lungo, immensamente lungo, si direbbe che il protagonista finisca di mal sottile, e non già per sua stessa ferita. Tuttavia il maestro qui fu tre volte evocato al proscenio insieme col poeta G. T. Cimino. Il successo di questa prima rappresentazione fu confermato nella seconda salvo qualche chiamata di meno. Debbo segnalarvi e non senza compiacimento che l’esecuzione fu eccellente, e la prima che in questa malagurata stagione fosse degna del nostro gran teatro. Lodando nel complesso tutti, fino l’orchestra e i cori, i quali in un punto non entrarono a tempo, ma nel resto disimpegnarono con zelo il compito loro, adempio ad un doveroso atto di giustizia. Ecco i nomi dei valentissimi esecutori del Manfredo; Gabriella Krauss, Achille De Bassini, Gottardo Aldighieri, Enrico Barbacini. Beniamino Cesi, secondo maestro di pianoforte al nostro Conservatorio diede ieri alle ore 2 1/2 un concerto al teatro Filarmonico; suonò in un quartetto dello Schumann, esegui poi duesue trascrizioni, una della romanza di Siebel nel Faust, l’altra d’un brano del Sogno di una notte d’estate del Mendelssohn, la trascrizione dell’andante, scherzo e finale della quinta sinfonia del Beethoven fatta dal Liszt, un tempo sostenuto di sua composizione col titolo: Musique que me veus-tu? la Fantasia del Thalberg sul D. Giovanni, e finalmente sostenne la parte del pianoforte nel settimino dell’Kummel. 11 Cesi suonò egli solo sei pezzi senza farli intermezzare da componimenti vocali. Non a tutti piacque questo nuovo sistema di Accademie non per altro perchè difettante di varietà. Dal programma che v’ho trascritto immaginerete di leggeri che solamente la stima che gode il giovane pianista, ed anche il grido