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GAZZETTA MUSICALE DI MILANO 141» Per essa, il grande maestro ha spinto l’arte italiana a compiere un passo gigantesco. — Ed era tempo. — La straniomania, levata in onore tra noi dalla invidia e dalla mediocrità, già già cominciava ad invaderci, e mal per noi se non avessimo saputo risorgere ad affermare di nuovo il nostro primato. «Verdi lo ha fatto.» È un altro circolo di più splendida luce che s’aggiunge alla sfolgorante aureola della sua gloria. Successive lìappresentazioni. La Gazzetta di Parma del 26 scrive: «Teatro Regio. — CAida continua a fanatizzare. La prova sta nel concorso del pubblico che va crescendo ad ogni rappresentazione. «Ieri sera, quarta rappresentazione, il teatro era au grand complet. Moltissimi forestieri occupavano palchi e sedie chiuse. «È impossibile descrivere al vero l’entusiasmo crescente che destano gli egregi esecutori, signore Stolz e Waldmann e signori Capponi, Pantaleoni e Vecchi. «L’orchestra, i cori, la banda sempre inappuntabili. E il Presente reca nella stessa data: «Teatro Regio. La quarta rappresentazione dell’Aida, che ebbe luogo ieri sera, mentre pose in maggior rilievo le bellezze dello Spartito procacciava a tutta la Compagnia di Canto le più splendide ovazioni.» Conchiudiamo allegramente riportando le parole del Monitore di Bologna, il quale attinge le sue informazioni al Secolo di Milano (!) Leggiamo nel Secolo:» Un abbonato ei comunica il seguente telegramma da Parma, dove si rappresentò Y Aida; telegramma che copiamo letteralmente: «A Milano. «Musica incompresa — però fanatismo, frenesia, chiamate incontabili nè contate. C.... ««Ed ecco confermato il nostro giudizio e quello del nostro amico che ieri ei telegrafò. Ad onta deH’entusiasmo convenzionale e della réclame, ben naturale che fa alla propria mercanzia la Casa Ricordi, Y Aida dopo aver fatto un giro di curiosità sui principali teatri, finirà come i Vespri Siciliani agli archivi.» Meno male, perchè se i primi curiosi avessero seppellito addirittura VAida, la poveretta non avrebbe nemmeno potuto fare questo giro di curiosità. Oh! la critica curiosa! Ecco il decreto col quale il Municipio di Parma iscrisse il nome di Giuseppe Verdi nel libro d’oro della città. Esso venne presentato dal sindaco all’illustre maestro dopo il second’atto il decreto è scritto in magnifici caratteri sopra la pergamena, ed è ricoperto con elegante legatura. MUNICIPIO DI PARMA L’anno milleottocentosettantadue il giorno cinque Aprile, nel Palazzo di Città, si è radunato in pubblica udienza il Consiglio del Comune. Apertasi la seduta, il Sindaco prende così la parola: Rare volte mi è avvenuto di potervi intrattenere di argomento più gradito e più importante di quello in cui debbo in questa sera favellarvi. Io so che il porgere attestazioni di onore e di stima a chi coll’opere dell’ingegno ha saputo elevare monumenti di gloria imperitura a sè e alla patria, non ritiene dell’efficacia consueta a simili dimostrazioni. So benissimo che a quest’ora non solamente la nostra Città e l’Italia, ma tutte le parti del mondo nelle quali si ha in pregio la divina arte del canto e delle armonie, hanno coronato di plauso e di allori il genio di Giuseppe verdi. Sebbene questo io sappia con voi, mi faccio volentieri interprete di Parma nostra, che, per essergli quasi patria, gloriasi in particolare modo di così nobile vanto, col dirvi che, onorata oggi della presenza di LUI, brama attestare, nel modo più solenne che per ’essa si possa, la propria ammirazione e la profonda estimazione al vastissimo Genio, che di tanti nuovi trionfi e tutti italiani, seppe arricchire la gentile arte musicale. E poiché questo desiderio è pure certamente il vostro, ho l’onore di proporvi che, a raffermare meglio i vincoli di speciale attinenza che legano l’ILLUSTRE MAESTRO alla nostra Città, vogliate dargli manifesto e pubblico attestato che sia degno del desiderio nostro e di LUI. — Udite le quali cose, IL CONSIGLIO Facendo plauso al pensiero del Sindaco, Per acclamazione unanime, DECRETA: Che il nome di (IIUSEI*RE VERDI. che di per sè suona onore alla patria e all’arte sia inscritto nel libro d’oro di questa Città e gli sia a nome di tutta la Cittadinanza Parmense offerta una medaglia d’oro che, decorata della effigie di LUI, porti parole che ricordino la memorabile circostanza in cui gli fu conferita. E commette alla Giunta l’esecuzione del presente Decreto. I CONSIGLIERI F. Albertelli — Giacomo Bertocchi — A. I. Bianchedi — F. Bianchi F. Bocchialini — P. Bruni — G. Cantelli — G. Carraglia G. Cocconi — M. Costamezzana — L. Crescini-Malaspina — G. Dalla Rosa G. Ferrari — Lalatta — P. Laviosa — G. L. Gallani P. Lombardini — G. Musiari — Carlo Orlandini — V. Ortalli-Laurent A. F. Paini — 0. Paralupi — G. Passerini — D.r F. Pellegri A. Redenti — G. Rizzardi Polini — A. Sanvitale — B. di Soragna E. Spreafichi Ing. — A. Terzi — P. Torrigiani S. Vecchi — G. Vighi — F. Zanzucchi IL SINDACO ALFONSO CAVAGNARI U Segretario, E. Bruni NELLA SELVA SINFONIA DI GIOACHIMO RAFF (Concerto sinfonico alla Società del Quartetto) Gioachimo Raff è stato audace, astuto e fortunato. Certo una grande audacia fu quella d’accingersi a scrivere un’opera sinfonica la di cui forma è rimasta deserta da Beethoven in poi, e astuzia fu quella di voler allinearsi in questa affascinante e dissueta maniera dell’arte a fianco di Beethoven, secondo per numero. Epperò si può dire di Gioachimo Raff che la sua astuzia fu la sua audacia e la sua audacia fu la sua fortuna. Non occorre notare che ai mediocri cotali audacie ed astuzie non potrebbero servire; sono le armi naturali degli ingegni elettissimi. Raff riesci felicemente nell’intento suo; buon per lui e per noi che dalla sua vittoria riportiamo diletto. La sinfonia descrittiva è quel lavoro sinfonico che esprime e svolge in varii tempi un tema pittorico preconcreto. La sinfonia di Raff corrisponde pienamente a questa definizione; ‘ s’intitola in Walde, nella selva, e incomincia come un libro che non ha prefazione, come un poema che non ha invocazione. Subito dopo il primo accordo che è estraneo a qualunque tonalità, l’uditore si trova già in un ambiente folto d’armonie e di ritmi; dei frastagli istrumentali inceppano l’orecchio come i cespugli il passo, la penombra delle fronde invade l’anima, una melodia blandissima s’innalza, s’abbassa, vola, cade, rivola, quasi portata dal vento. Chi ode è circondato da un’aria fantastica, e dirò più, da un cerchio magico, la selva di Raff è una selva fatata. Chi vi si trova entro non si rammenta più del come e del quando ei è capitato. Ali ritrovai per una selva oscura E non saprei ridir com’io v} entrai. Non v’ha chi non ascoltando quella musica non ripensi alla prima pagina della Divina Commedia, alla Selva di Dante, un po’ illeggiadrita da quell’altra selva del Purgatorio: La divina foresta spessa e viva o da quell’altra, dantesca pure, delle egloghe: Fraxineam silvam, tiliis platanisque frequenterà Ma poiché la pupilla quando s’aggira da principio nell’ombra poco discerne e non vede che fosco e poi di minuto in minuto dilatandosi le pare che l’aura le si rischiari d’intotno, la musica del primo tempo di Raff progredendo si rasserena anche ed i suoni par che si diradino intorno alla pupilla dell’udito già