Pagina:Gazzetta Musicale di Milano, 1872.djvu/209

Da Wikisource.

GAZZETTA MUSICALE DI MILANO 203 La vittoria di Musella — Una diceria — Un Ballo in maschera — Un altra diceria — Il Crispino e la Comare al Filarmonico e al teatro Nuovo — Le Prè aux Clercs di Hérold. Non aveva ragione a dirvi che il nostro Municipio faceva tanto, rumore per nulla? Il consigliere Bresciamorra voleva far spendere all’erario comunale anche un milione purché il Musella fosse andato via. Nessuno più voleva saperne di D. Antonio; chiedevano che egli avesse per sempre allontanati tre suoi fidati consiglieri e fosse con loro scomparso; intendevano far cedere il teatro all’Alberti, come già vi dissi, ma poi tutto tornò nella più perfetta calma. D. Antonio Musella è sempre impresario: voleva che la 77.a recita entrasse nel novero delle 88, e in onta al parere del Sindaco, fu riaperto lo scorso sabato il Massimo, e il cartellone contava la 78.a rappresentazione di questo malaugurato corso di rappresentazioni. Debbo dirvi pertanto che il barone Nolli rassegnò la carica di sindaco, e forse per questo il Musella trovò gli animi dei consiglieri disposti meglio in suo favore. Così avesse potuto far breccia nel petto delle masse, ma queste allora risposero quando videro che l’impresario giocava denari. Da ciò v’accorgerete che anche dopo tutto quel baccano nel nostro Consiglio comunale il Musella resta lo stesso, e comincia da capo a essere inesatto. Intanto per la città si è sparsa una nuova stranissima alla quale non aggiusto fede per ora, e solamente per debito di cronista comunico. Si dice, ecco, che la Giunta proponga al Musella un accomodamento; lo si confermerebbe nell’impresa per l’altro triennio; potrebbe procedere innanzi in pace, a patto di accontentarsi d’una modesta sommetta che il Municipio, riconoscendo di dovergli danni ed interessi, gli pagherebbe. E aggiungesi che il Musella abbia chiesto centomila lire per continuare d’accordo e d’amore. E hactenus de hoc. Non farò Velogio di Ercole, dice un proverbio greco, nè io mi fermerò a commentare nuovamente un lavoro che è oggimai classificato fra’ più grandi modelli di musica drammatica. Un Ballo in maschera è un capolavoro di canto appassionato e di scienza, ma richiede per essere degnamente interpretato artisti di primo ordine e masse numerose ben disciplinate, Questa volta l’orchestra ha suonato con una svogliatezza riprovevole, ed i cori furono molto da meno del gran compito che doveano fornire. In quanto ai presenti interpreti bisogna tener conto del gran buon volere che tutti pongono nel disimpegno della propria parte, e trovo che fu molto severo il pubblico applaudendo a ben lunghi tratti e freddamente. La Blume, la Bellariva (paggio), la Tati, il Celada e l’Aldighieri infatti posero tutto il loro impegno, e spiegarono tutta la loro valentia, ma a niun prò’. Il pubblico è molto imbronciato con l’impresa, nè ha torto, e chi sa quando potrà ritornare di buon umore. Il Trisolini sperava di poter aprire il Mercadante lo scorso sabato e della Scommessa venne pur eseguita la prova generale, ma poiché egli aveva scritturato le masse del S. Carlo e queste sono ora impegnate col Musella, così prima del 22 al Mercadante non può essere inaugurata la stagione estiva, se pur non verificasi un’altra curiosa novella. Il Musella, dicesi, anch’egli vorrebbe al S. Carlo dare un corso di rappresentazioni del Roberto il Diavolo questa state, ma con prezzi democratici, 1 lira e 2 lire il biglietto di platea, 15 lire un palco di prima fila; e la sesta fila tutta aperta per fare da ventilatolo. Chi sa che non vedremo anche questa! L’esecuzione del Crispino è di molto migliorata al Filarmonico. La Sainz, il baritono Morelli, il Cappelli vanno posti in prima linea, ed ogni sera valorosamente distinguonsi; vi è un tenorino al di sotto molto del mediocre e il protagonista Tessada mi garba pochissimo; la fortuna non sempre giova agli audaci e io mi rammento che qui il Crispino fu interpretato dal Bùttero, da altri valenti e.... fo punto. Intanto mentre un mastro Crispino spuntava al Filarmonico/ un altro maturava al teatro Nuovo, eseguito da una compagnia di fanciulli bresciani. A dir vero non so se il direttore della compagnia, il maestro Pascucci, faccia distinzione tra giovani, giovinetti e fanciulli, perchè per lui a 17 e a 21 anno si è ancora fanciulli: almeno cosi sono indotto a credere vedendo che il più attempato (il buffo) è un fanciullo uscito di tutela e ammogliato. Avventurato fanciullo! Fanciulli cantanti un’opera non sono cosa nuova per noi napoletani, ma di cosi valenti non ne udimmo mai. Dopo il Crispino cantarono nei Due ciabattini, non volendo forse uscir dal genere delle lesini e dello spago. Consiglio loro a cantar sempre il Crispino, non già la seconda opera dove v’ha della musica barocca e rancida. Al teatro Nuovo per altro gli spettatori appaiono-radi, ma radi assai. Sabato, probabilmente, al teatro Filarmonico sarà eseguita per la prima volta in Italia l’opera di Hérold: Un duello {Le Pré aux clercs). Lo eseguiranno la Sainz (Isabella), la Malvezzi-Bollettini (Regina Margherita), il Montanaro (Mergi), la Correris (Ninetta), il Mastriani (Cafarelli), il Pini (Comingio), il di lorio (oste). Come vedete l’Hérold venne modificato; la parte di Cafarelli dal celebre maestro francese scritta per tenore, ora me la vedo scritta per baritono, e ne ho pena. Nè accetto scuse, quest’opera si eseguisce per la prima volta in Italia e dev’essere interpretata come venne fatta. Se poi sia bene o male uno spartito con tre tenori, è un fatto che dovrà giudicare il pubblico. Il Rossini pure scrisse per tenore la parte di Iago che oggi eseguiscono i baritoni, ma che perciò? Furono posteriori convenienze sceniche e ragioni economiche che imposero quel trasporto, ma il pubblico sulle prime udillo come nacque, con tre tenori. Spiacemi che un maestro giovine e che ha del merito come il Fornaci siasi permesso l’irriverenza di porre le mani nell’opera deli’Hérold, e non abbia consigliato i soci della sua impresa a scritturare un altro tenore. E con ciò finisco. ^CUTO. GENOVA, 12 giugno. Nulla di nuovo al mondo — Originalità genovese e i sedicenti artisti di musica — Gli applausi e le corone della claque — Il giudizio fra le pomate — Una nuova opera — Le processioni L’illuminazione e i Codini. Allorché il filosofo disse quella famosa sentenza che i nostri vecchi vanno sempre ripetendo, Nil sub sole novi, doveva trovarsi in un momento di cattivo umore, oppure doveva studiare la sua società, dal mondo del proprio cuhiculum. Ma se anche nulla vi sia di nuovo al mondo ciò che accadde a Genova a proposito dell’opera del Sassaroli è cosa talmente originale che merita essere ricordata. Come nota, nell’antecedente mia vi appresi che il Sassaroli in un comunicato aveva invitato gli artisti di musica ad andare in teatro a giudicare il suo lavoro. In seguito a ciò credevo di trovare il teatro pieno di filarmonici, ma con mio stupore, la sala era gremita di donnette nei posti liberi, ma gli scanni e i palchi perfettamente vuoti, nullameno il maestro in quella sera ebbe 24 chiamate; nelle sere successive sino alla quinta rappresentazione, che fu l’ultima, il teatro presentò sempre lo stesso aspetto, ma le chiamate al maestro erano sempre numerose e si arrivò persino all’esagerazione e fors’anco al ridicolo.