Pagina:Gazzetta Musicale di Milano, 1872.djvu/247

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redattole: SALVATORE FARINA SI PUBBLICA OGNI DOMENICA ^listato xxvu. ir. 2 9 21 LUGLIO 1872 Al presente numero è unito il N. 14 della Rivista Minima. COSE ROMANE La questione Aida-Jacovacci non è ancora esaurita, ma lo sarà per noi, dopo queste ultime parole che dirigiamo ad uno scrittore del giornale La Nuova Roma. È sempre poco dignitoso che la stampa s’immischii nelle faccende dei privati, e raccolga dicerie e pettegolezzi, e si faccia eco di ire e di dispettuzzi, ma non è raro. La Nuova Roma, facendo tutto ciò, ha trovato modo di far di più perchè vi adopera un linguaggio cosi lontano dall’urbanità e dalla cortesia, cosi arrogante, cosi altezzosamente puerile, che il riprodurre per intero l’accusa nei termini che viene fatta al Ricordi, ei pare la sua migliore difesa. Ecco testualmente le parole eloquenti del periodico romano:» I nostri lettori ricorderanno benissimo che mesi addietro quando il Ricordi, invitato dall’appendicista dell’Opinione, marchese D’Arcais, pubblicò la sua lettera al Jacovacci nella quale rifiutavagli lo spartito àeWAida, noi pubblicammo le lettere dello stesso Jacovacci che avevano prodotto quella del Ricordi e dall’esame di queste lettere deducemmo che sotto il pretesto e degli artisti non buoni e dell’impossibilità d’una perfetta esecuzione in Roma della nuova opera di Verdi il Ricordi nascondeva le vere cause del suo rifiuto. «Oggi siamo lieti di constatare che il nostro giudizio d’allora non fu erroneo e difatti domandiamo noi se una compagnia di canto composta delle signore Sass, Viziak, Contarmi, dai tenori Lefranc, Gay arre, e Vazan, dal baritono Aldighieri e dal basso David non offra tali sicurezze da affidargli l’esecuzione di un qualunque spartito: e se a questo si aggiunge l’ultima lettera del nostro ff. di Sindaco, nella quale si assicura il Ricordi che la Commissione teatrale è disposta a far tutto purché VAida venga data nella veniente stagione di carnevale e quaresima, non sarà difficile scorgere quanto insussistenti siano le ragioni che adduce il Ricordi per mantenere il suo rifiuto. «Non vogliamo certo supporre che solamente gli artisti che cantarono alla Scala di Milano VAida, sieno quelli che possano cantarla. A che dunque venir fuori con tanti sofismi ed arzigogoli? Crede forse il signor Ricordi che il pubblico romano sia privo di raziocinio? Confessi francamente die esso è impegnato con l’impresario signor Musella acciò F Aida venga data nelle future stagioni solo a Napoli e tutto sarà posto in chiaro. «Nella quaresima, quando il signor Ricordi sani, libero de’ suoi impegni, cesseranno tutte le difficoltà, ed il teatro Apollo sarà grande abbastanza, si potranno accettare le offerte del Municipio, e Jacovacci tornerà un abile impresario. Bisognerà vedere però se allora il pubblico sarà disposto ad ascoltarla.» Oh la logica degli affari! „ Non rispondiamo all’elenco degli artisti, sciorinato pomposamente dalla Nuova Roma; alcuni di essi sono veramente valenti, e in ogni modo meritano il riguardo di non essere discussi pubblicamente come una derrata; quanto all’impegno supposto di non dare l’Aida che a Napoli, osserviamo che prima di asserire cosa che non si sa, e che non è, si usa presso la gente che conosce, non dirò il galateo della pubblicità, ma i rudimenti del mestiere, di informarsi scrupolosamente; poiché la mancanza di queste attenzioni può non soltanto essere indecorosa ma inonesta. Quanto alla minaccia che il pubblico romano, oggi desideroso dell’Aida, non voglia più saperne più tardi, confessiamo candidamente che ei ha fatto ridere. Questa voglia di conoscere un lavoro d’arte che viene e passa a tempo fìsso è la cosa più balorda che sia uscita dalla penna del cronista della Nuova Roma, il quale fa un assai brutto complimento ai suoi concittadini paragonandoli a quei bimbi capricciosi che gridano e strepitano per un balocco e poi non lo vogliono più. Noi di Milano crediamo di giudicare il pubblico romano con maggior rispetto, ostinandoci a pensare che in qualunque tempo accoglierà un capolavoro come deve essere accolto un capolavoro, senza il beneplacito del cronista della Nuova Roma, e andiamo fino a credere che ei sarà riconoscente di non aver permesso innanzi ai suoi occhi una profanazione. Ciò avviene, naturalmente, perchè noi siamo interessati nella questione, ma un po’anche perchè della Roma nuova non ei formiamo un criterio modellandoci sulla Nuova Roma. RUBRICA AMENA Un giornale di Berlino ricevette non ha guari la seguente lettera comica: «Lauenburg, 18 marzo 1872. «Colla presente vi annunzio che da alcune settimane terminai una nuova opera intitolata: Frei^hùtz, parimenti romantica e in tre atti, come quella di Ca^n Maria di Weber. Se lo trovate d’interesse pel mondo musicale, fate conoscere per mezzo del Stettiner Wochenblatt, come cosa degna di nota ai tempi che corrono, che in una serie di 20 anni io non pubblicai nulla e tengo in lavoro 35 opere teatrali. Col suddetto ultimo lavoro intendo di procurarmi una terra signorile, quando venissi incaricato di darne la partitura. Il mio manoscritto per pianoforte e canto, di pagine 169, lo conservo io stesso, e non dò la partitura che dietro il corrispettivo di una terra signorile. Per l’inserzione non spendo danaro, ma notifico solo il mio annunzio: «Novità! Freischütz, opera romantica in Itre atti, musica e poesia di Fr. Th. Eggert a Lauenburg. L’opera è ostensibile presso me, a disposizione di chi la desidera. Sono persuaso che l’opera farà furore. Ho presentato il mio lavoro ai signori C. e W., e ambidue, librai e negozianti di musica, mi fecero i loro complimenti». Queste due righe vorrei farle inserire nel Stettiner Wochenblatt, ma a chi devo pagare le spese d’inserzione?!... Io credo di aver fatto il mio dovere, a far conoscere me e l’opera mia. Pieno di stima Federico Teodoro Eggert, professore di musica, poeta e compositore.»