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GAZZETTA MUSICALE DI MILANO 255 prima dell’ultimo spezzo non sono impazzato., vuol dire che c’è un Dio pei cronisti e pei critici d’arte e che la sua misericordia è immensa. Qui la state dura così poco, ma è assai più intenso che nelle contrade più calde. Ebbene, i concorsi hanno luogo al Conservatorio tra luglio ed agosto, vale a dire quando l’aria è più infocata. Ma, che volete! è l’uso. Così si faceva al tempo che già fu, cosi si farà fino alla consumazione dei secoli. Proporre di rimandar i concorsi ad ottobre o novembre, sarebbe voler farsi lapidare, esser trattati da matto, da rivoluzionario é peggio, fors’anco d’eretico: l’audace che vi si arrischierebbe, potrebbe sentirsi ripetere che l’uomo deve lavorare con gran sudore, e che evitarlo sarebbe voler opporsi alla parola di Dio. Rassegniamoci dunque, e sudiamo. Ciò non mi toglierà un dubbio indiscreto che mi viene ogni anno all’epoca dei concorsi. Non dico già che si commettono ingiustizie e che i più favoriti sono gli alunni più caldamente raccomandati. No; ma ho sempre notato che si bada a non far torto ad alcuno dei professori. Per esempio: vi sono tre classi di pianoforte, quindi tre professori; siate certi che per non ferir l’amor proprio di essi professori, se è un alunno del maestro X che ha il primo premio, il secondo sarà dato ad un discepolo del maestro Y ed il terzo o Y accessit a quello del maestro Z. L’anno seguente l’ordine sarà invertito; il maestro Z vedrà uno dei suoi allievi ottener il primo premio, il maestro Y avrà un semplice accessit per qualcheduno degli alunni della sua classe, ed il maestro X, il secondo premio. Se l’intenzione è buona, la giustizia è alquanto problematica. Ma anche questa è una faccenda d’uso, una tradizione, ed è impossibile evitarla, almeno a quanto mi è stato risposto da quelli cui ora ho fatto l’osservazione. Ora, siccome la sala del Conservatorio è relativamente assai angusta, e che centinaia d’alunni concorrono, chi per un ramo dell’arte, chi per un altro, i soli genitori o parenti dei candidati sarebbero già in troppo gran numero, perchè la sala possa capirli tutti. Che resta pei semplici mortali? qualche rarissimo palchetto ed una ventina al più di scranne. Andate a contentar con si poca cosa la popolazione intera, giacché è il numero delle persone.che vorrebbero assistere agli esami del Conservatorio. L’uno vi va pel suo figlio, l’altro per sua nipote, un terzo pel vicino, un quarto per far piacere alla famiglia, o anche al professore. In breve la sala è piena zeppa, ed una quantità di persone restano deluse.

Per buona fortuna le sere ei ricompensano del tedio incommensurabile e mortale delle ore meridiane. Durante la sera si ha la risorsa dei Campi-Elisi (o Champs-Elysies, come v’aggrada, giacché i nomi delle vie non si traducono). È una delle migliori e più comode istituzioni che abbia trovato qui. Benedetto chi ne ebbe la prima idea. Là, sotto il padiglione del cielo, al P aria aperta, con la brezza carezzante ed imbalsamata che vien su dalle aiuole di fiori o che susurra tra gli alberi, innanzi ad un deschetto sul quale è una bevanda che vi rinfresca le fauci, potete passar qualche ora, senza la molestia d’un caldo insopportabile, e udire ogni sorta di canti, dalla grand’aria di un’opera di Rossini, Meyerbeer o Verdi, sino alla gaia canzonetta, che qui è maliziosa oltre ogni dire. Non vi farò la descrizione dei Café-concerts con le loro tribune ad emiciclo, perchè probabilmente li conoscete meglio di me; ma quel che forse non è ancora a vostra conoscenza è la metamorfosi che si è operata in essi a proposito del repertorio. Ora i Café-concerts son divenuti dei veri teatri; vi si danno operette nuove di conio, pantomime, giuochi di ginnastica, vi si danza, vi si fa un po’ di tutto. E sa il cielo se i direttori di teatri hanno alzato grida a questo proposito, lamentandosi della sleale concorrenza. Sleale? E perchè? Tutt’al più si può esigere dai proprietarii dei Café-concerts che paghino i diritti d’autore; ma non si potrà loro imporre di non far cantare che le semplici canzonette. Supponete che vogliano far dire l’aria di Roberto il Diavolo; è giusto che paghino agli eredi di Meyerbeer e di Scribe il diritto d’autore, o almeno agli autori-proprietarii della musica, giacché con quest’aria fanno quattrini. Ma non si può impedirli di farla cantare. Vero è che i proprietarii dei caffè di questo genere pretendono che il loro pubblico non è un pubblico pagante, perchè non paga che ciò che beve; non v’è prezzo di biglietto, l’entrata è pubblica, ma questa ragione è più speciosa che vera; perocché il prezzo delle bevande è naturalmente più caro e tien luogo di quello del biglietto. Checché ne sia, ed in qualunque modo abbia a decidersi la quistione, è sempre una vantaggiosa e lodevole istituzione quella dei café-concerts, sopratutto la state e più particolarmente quelli dei Champs-Elysies, appunto perchè all’aria aperta. Per gli altri, che sono in sale chiuse, tanto vale andar in un teatro. Almeno non vi si resta in un nugolo di fumo di tabacco, cosa assai poco gradevole per le donne, e per quelli che non fumano. A. A. LONDRA, 22 luglio. Ancora del Guarany — Chiusura della stagione al Covent-Garden — Il DruryLane e Mapleson — Le nozze di Figaro — Concerto di Gounod — Altri concerti. La seconda e terza rappresentazione del Guarany non hanno ottenuto il successo che la prima aveva fatto aspettare. E ciò forse è da ascriversi alle critiche severe, oltre misura severe talvolta, pubblicate dai giornali il domani della prima rappresentazione. Il libretto è vero, è stranissimo, se non impossibile; ma la musica non è davvero, come hanno detto certi giornali, di un ragazzo che s’è messo a scrivere, dopo aver imparato a memoria le melodie di Verdi e di Meyerbeer! E più importanti e più seri erano i giornali, e più severe sono state le critiche da essi fatte. Nel Graphie per esempio leggesi «...,. Noi possiamo solo immaginare che il giovane compositore Brasiliano, avendo prima fatto tesoro nella sua mente di musica dei grandi maestri, e avendo appreso qualche principio elementare d’orchestrazione, si mise a sedere e scrisse quello che gli venne prima alla niente. Comunque sia, musica meno originale, e quando originale più debole, è stata raramente udita sulle nostre scene liriche. Intorno ad essa hayvi assolutamente nulla a dire come un distinto lavoro d’arte. È sciacquatura delle bottiglie di Meyerbeer e di Verdi. Tale essendo il fatto, ei meravigliamo come mai l’opera sia stata messa in scena al Covent Garden» Fra le cose, che hanno fatto torto al lavoro del Gomes, è la pubblicazione data, non so ad istigazione di chi, nei pubblici giornali della sua •età giovanile. Gl’inglesi non sanno capire facilmente che si possa scrivere una buona opera all’età di 23 anni! La stagione del Covent Garden fu chiusa ieri l’altro colla Stella del Nord di Meyerbeer. I principali artisti erano la Patti, la Sinico, la Demeric-Lablache, Naudin, Bettini, Ciampi, Capponi, Tagliafico e Faure; e come potete credere la sala riboccava di spettatori. Il Gye sembra lamentare le grosse somme, che paga alla Patti; ma certo è che ogniqualvolta questa canta, le sterline piovono a profusione negli scrigni dell’impresa. Sto preparando uno specchio delle opere date a questo teatro nel corso della stagione con uno stato approssimativo dell’entrate e delle spese; e l’avrete nella settimana prossima. Dopo tutto non sarà rappresentata l’opera d’Auber, Caterina o les diamants de la Couronne, al Drury Lane! Il pubblico b isogna che sia soddisfatto coll’annunzio che verrà però data in principio della stagione dell’anno prossimo! Il Mapleson trova che le cose vecchie pagano meglio delle cose nuove; e illustra il proverbio della via vecchia e della via nuova! La produzione delle Nozze di Figaro, annunziata fastosamente con mille e uno suoni di tromba, ebbe luogo mercoledì, e non fu ’mirabile diclu! uno straordinario successo. Cherubino era la Nilsson; Susanna era la Kellogg; Contessa era la Titiens, e i signori Rota, Agnesi e Dorella erano Figaro, Bartolo e Basilio. Le Nozze di Figaro furono ripetute venerdì. ma il successo non fu menomamente diverso. Le opere di questa settimana sono Trovatore (questa sera) pel benefizio (apparente) del Campanini; domani Nozze di Figaro; giovedì Faust pel benefizio, egualmente apparente, della Nilsson; e sabato, benefizio della Titiens. avremo la Semiramide; colla quale opera sarà chiusa la stagione del Drury Lane. Il Concerto di Gounod in St. James’s Hall non è stato un successo. L’annunzio che l’illustre compositore del Faust avrebbe cantato in questa sola occasione un suo pezzo non è stato sufficiente attrazione. A proposito di questo concerto noterò che la direzione dell’Albert Hall dopo aver promesso al Gounod l’uso della sala pel suo concerto glielo ha indegnamente ritirato. La ragione di un simile procedere è ignota, ma qualunque possa essere è certo che la condotta di quei signori è stata indegna di gentiluomini. È noto come il Gounod non sia troppo popolare, come direttore della Società Corale di Albert Hall; ma non è colpa di Gounod, se esso non è nato colle eccentricità degl’inglesi e coll’intuizione delle cose inglesi La Società Corale degli artisti riuniti del Belgio, dopo una serie continua di trionfi e d’onori che ha durato per otto giorni, è ripartita per i patri lidi. Noterò infine un gran concerto, che ha avuto luogo mercoledì sera al Covent Garden cogli artisti del teatro, più la società suddetta. Quel concerto non fu un fiasco esattamente, ma mancò di soddisfare esattamente gli accorsi spettatori; i quali aspettavansi d’andare a un concerto vocale e strumentale, e non furono regalali, dietro pagamento ben inteso, che d’un concerto vocale.