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GAZZETTA MUSICALE DI MILANO 279 Nell’atto terzo la romanza del Fancelli elettrizzò il pubblico il quale ebbe lunghi applausi per il duetto e per l’aria del baritono in cui Pandolfini fu sommo. Cambia scena; il duetto tra Fancelli e Pandolfini e tutta la scena delFaccampamento piacquero assaissimo, il Belletti (Melitone) dopo la predica fu chiamato al proscenio, la Valdmann fu applaudita vivamente nelle sue strofe, e il rataplan produsse tale impressione,* che si dovette rialzare la tela e far la replica ’Chiesta a grandi grida dal pubblico. Nell’atto quarto fu applaudito il duetto tra Melitene e il Padre Guardiano, il magnifico duetto di sfida e in special modo la Stolz nella romanza Pace mio Dio. Il terzetto ebbe un esito colossale; non ho mai udito baccano che si possa paragonare e quello che servi alla manifestazione dell’entusiasmo prodotto da questa musica. Tirati i conti, come vedete, la Forza del Destino fu un trionfo! Non mi dilungo sul merito della musica che voi conoscete e ■che i lettori della vostra Gazzetta conoscono, per non ripetere cose oramai viete. Quante all’esecuzione dirò che fu somma, quale non si poteva desiderare migliore. Le masse vocali fecero prodigi di precisione e dirò anche di calore e di sfumature; l’orchestra fu un fino ricamo, e ne va massima lode all’energia del maestro Faccio che la dirige con intelligenza poco comune. Degli artisti somma, voi lo sapete, la Stolz; insuperabile il Pandolfini, che sta sulla scena da maestro; bene assai Fancelli, sublime per voce e per accento, non biasimevole nemmeno scenicamente; bravissimo il basso Junca, il quale è sempre un artista di vaglia, e il Belletti che diede alla parte di Melitene il vero carattere comico non esagerato che le conviene. Quanto alla Waldmann fu, come sempre, artista piena d’anima, di baldanza, di disinvoltura, sicura della sua voce che senza essere poderosissima non le viene però mai meno. V. R. LOTS’DIÎÆ, 12 agosto. Voci che corrono — Il teatro Her Majesty’s — Altre notizie. Corre voce che Lord Dudley abbia consentito ad aprire per la stagione dell’anno venturo il Teatro di Sua Maestà.’ È questa una notizia che non mancherà d’esser gradita nel mondo musicale, poiché, ove si confermasse, sarebbe veramente foriera d’importanti novità. Disgraziatamente ha bisogno però di conferma; poiché gl’inglesi non sono precisamente come gli altri popoli, i quali accontentansi difficilmente. Gl’inglesi sono di pasta dolce, e piegansi senz’altro alla volontà dell’impresa, sia questa acquartierata o al Drury Lane o al ricostruito Her Majesty ’s. Sono varii anni, dacché questo teatro è stato, come sapete, ricostruito, e sebbene sia interamente compiuto non è aperto ancora. Se le voci che corrono sono esatte, sarebbe il Mapleson che l’aprirebbe nell’anno venturo; e tal fatto confermerebbe in certo modo i recenti rumori di componimento fra il Gye e Lord Dudley nella causa non ha guari dibattutasi tra quei due si gnori davanti ai Tribunali civili. Il Gye è, come v’ho detto altra volta, in forza d’una promessa di Lord Dudley, il fittaiuolo del teatro; e sinora egli ha creduto di servire ai proprii interessi in Covent Garden lasciandolo chiuso e pagandone il fitto. Senza dubbio il Gye ha fatto affari avendo potuto impossessarsi dell’altro teatro; ma il pubblico anche desidera di farne, e non vuol essere privo della migliore occasione favorevole a ciò! La gara che parte dal Drury Lane non fa paura davvero al Covent Garden; ma il caso sarebbe altrimenti, ove Mapleson potesse farla partire Her Majesty’s. E qui giova osservare che il nuovo Her Majesty’s non vale il vecchio e per vastità e per qualità acustiche e persino (il che è più mirabile) per decorazioni. L’opera di ricostruzione venne affidata da Lord Dudley al suo architetto particolare; ed è liuscita, come doveva aspettarsi, piena di difetti. L’architetto del nobile lord pare che non sia nato per costruire teatri e particolarmente teatri di musica. La gran stagione essendo compiuta, il Parlamento essendo stato prorogato, e Londra essendo letteralmente in campagna, quasi tutti i teatri tacciono, all’eccezione di due o tre. Non ha guari udivansi generali lagnanze contro la stagione tropicale, che avevamo, ed ora possiamo forse a miglior dritto lagnarci della stagione piovosa e tempestosa. Non passa giorno, da qualche settimana oramai, in cui la tempesta manchi di far capolino sulle nostre nubi, con qual risultato, lascio immaginarlo a voi. Il signor Harris del Covent Garden è stato scritturato dal sig. Merelli per dirigere la messa in scena dell’Amleto in Russia con la Nilsson. M Amleto fu, se ricordate, il creatore della fama della Nilsson. Certo migliore Ofelia di lei non è comparsa ancora; ma v’hanno gravi ragioni per dubitare ch’essa oggi sia, o possa essere, la stessa Ofelia di ieri. I presenti di nozze della Nilsson sono stati depositati dall’onorevole C. Bentinck presso la Banca d’Inghilterra. Un’altra versione d’Alì Babà è stata scritta dal sig. Reece, e sarà rappresentata al Gaiety nel mese prossimo come un operatie extravaganza. I giurati dei meetings nazionali musicali, che devono in avvenire aver luogo ciascun anno al palazzo di cristallo, si sono adunati recentemente per scegliere il genere di musica pel concorso dell’anno prossimo. Erano presenti fra gli altri Benedict, Arditi e Randezzer: e presiedeva il fondatore dei concorsi, signor Wilbert Beale. Un premio addizionale verrà dato quest’altro anno al miglior suonatore di tromba; e ciascun anno un premio vi sarà pel miglior suonatore di qualche strumento di orchestra. Se Dio ei dà vita, udremo una qualche volta al concorso, fra le altre novità, il canto corale di chiesa! Le opere inglesi, o dirò meglio, le opere italiane, tradotte in inglese, continuano ad essere una delle principali caiamite del Palazzo di Cristallo. f. RUHLA (Tlinriug iii), 2 agosto. Due parodie del Faust — Hervé e Hopp — Il Flauto magico al teatro Kroll — La Nilsson ed altri futuri ospiti a Berlino — Nuovo oratorio del maestro Kiell — La Mallinger e la gioia dei Berlinesi. Trovandomi di passaggio in Berlino ebbi la fortuna, o meglio la sfortuna di vedere ed udire due nuove operette buffe; o meglio due parodie del celebre poema Faust di Goethe, T una specialmente della bella musica di Gounod. Benché il pubblico ami queste farse ed i compositori mediocri mostrino una vera mania di deformare le opere degl’intelletti superiori, credo sia dovere di ogni critico probo, biasimare l’irriverenza di vestire un capolavoro qual è il Faust, coi panni d’Offenbach. Vero è che le due imitazioni buffe sono innocenti assai e che la veste musicale rassomiglia molto alle parole, ma nondimeno si bada all’intenzione e si rimane contristati. Delle due la migliore è il Petit Faust (datosi col titolo di Dott. Faust Junior) di Cremieux et Paime, musica di Hervé. Il compositore appartiene ai migliori (in questo genere naturalmente) della Francia e sa serbar i limiti dell’onesta musica; è pregevole la sua abilità nell’istrumentazione e sono molto lusinghevoli le sue melodie. L’esecuzione di quest’operetta nel Woltersdorff-Theater fu ottima: bellissima, attraentissima e valentissima era la protagonista; la Stauber di Vienna, che fece del suo meglio tanto nel canto, quanto scenicamente, e seppe nascondere colla sua amabilità decente le molte situazioni equivoche. L’altra farsa, rappresentata dalla Società-Strampfer nel Friedrich-Wilhelmstaedtisches-Theater, è un prodotto originale delle rive dell’azzurro Danubio, ed ha per nome, nel dialetto viennese «Fauestling und Margarethl»; autore tanto delle parole, quanto della musica è il maestro austriaco Giulio Hopp. Ogni personaggio del dramma di Goethe vi è trattato in modo ridicolo, la favola è molto innocente, la situazione cambiata è cosi ingenua, che ricorda molto il conosciuto libretto: 100 storielle ossia tu devi ridere. La musica è in massima parte una miscela della musica di Gounod e d’altri compositori valenti: il maestro Hopp vi pose del suo parecchie canzonette belline, già fra noi naturalmente popolarissime. L’esecuzione era perfetta; fu eccellentissima la Finaly (protagonista) e non meno buono T Adolfi (Fauestling) e migliore di tutti lo Schweighoffer (Mepheles) un cantante buffo, come raramente se ne trovano. Queste due parodie riempiono la cassetta dell’impresario; cioè lo scopo loro, disgraziatamente l’arte musicale non vi guadagna nulla. Maggior soddisfazione ebbi udendo il Flauto magico nel teatro Kroll. Vi scrissi nell’ultima lettera che il detto teatro appartiene a quelli di secondo ordine, e che perciò è molto difficile rappresentarvi un’opera cosi difficile e minuziosa, come è il Flauto magico, in maniera veramente artistica; i tedeschi sono usi ad udire splendidamente eseguito codesto capolavoro prediletto dell’immortale Mozart, a cui non occorrono solamente le cantatrici ed i cantori valenti, ma decorazioni e costumi che costano spese e fatiche, e lunghi corteggi che richiedono uno spazio assai ampio. Stando alle proporzioni locali del teatro, tutto il necessario vi era, e non si può che ringraziar la direzione infaticabile che fece accessibile al popolo quest’opera totalmente puerile ed invecchiata (come la chiama l’Eco di Berlino). L’esecuzione fu infatti eccellente e l’esito ottimo, come non mi sarei aspettato dal pubblico berlinese. Degli artisti i migliori fu