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22 GAZZETTA MUSICALE DI MILANO ♦ i concerti popolari incontrano gran favore a Marsiglia. In uno degli ultimi fu eseguita la Marche aux flambeaux e lo Struensèe di Meyerbeer. ¥ Al gran Teatro di Lione si sta preparando V Ombra di Flotow. V Il signor Hurand di Parigi smentisce la notizia corsa che egli avesse ottenuto concessione d’un’area ai Campi Elisi per costruirvi un teatro d’estate.

  • Un giornale spagnuolo annuncia ai suoi lettori che la Forza del Festino

alla Scala ha tenido bastante mal exito. Lo stesso giornale ha preso sul serio la notizia data dal Trovatore che l’impresario Scalaberni corre le città italiane cogli spartiti di Wagner sotto braccio, per annettere l’Italia alla Baviera (!)

  • È vero per altro che non sembra dar molta fede alla notizia e che ha

l’aria di volersi ridere delle paure del Trovatore, il che prova doppiamente che quel giornale è accorto, furbo, ben informato.... e faceto.... sopra tutto faceto! > La signorina Giulia de Wocher pianista diede nella sala Dante a Roma un concerto, in cui eseguì stupendamente musica di Mercadante, di Men» delssohn e di altri autori classici.

  • Leggiamo con stupore nella Gazzetta di Treviso:

«È quasi certo che il nuovo teatro di Salerno verrà inaugurato col Lohengrin di Wagner.» (1) Sàbato, 13 gennaio. Dopo due rappresentazioni del Giuramento, la Scala è ritornata alla Forza del Destino, che fu finora l’àncora di salvezza dell’impresa. L’esito di quest’opera andò mano mano crescendo, e coloro stessi che da principio si compiacevano nei confronti, ora non dimandano di meglio che di chiudere gli occhi e di battere le mani. Altre cose notevoli intorno alla Scala non ce n’è punto; una gran parte dei miei confratelli si è occupata, è vero, con calore di un bisticcio sorto fra due prime ballerine, ma io non so nemmeno in coscienza di che si trattasse; so solo che la Brambilla sostituì per poche sere la Girod nelle Figlie di Chèope e ne uscì senza infamia; e so che stassera va in iscena il nuovo ballo Velleda di Rota. Si dice che l’impresa abbia fatto le cose senza grettezza e si spera un buon spettacolo. Negli altri teatri le novità incominciano e finiscono nell’andata in scena del Ballo in Maschera al Carcano. Il capolavoro Verdiano ebbe un’esecuzione non certo squisita, madie nell’insieme sta degnamente al livello della mediocrità. I primi onori spettano al baritono Viganotti, artista sempre diligente ed animato che sa coll’arte impiegare il non ricco capitale di voce al cento per cento e fa negozi! sicuri. Voglio dire che egli non compromette mai l’intonazione per l’effetto, e nondimeno raggiunge sempre T effetto. La signora De-Zorzi (Amelia) era indisposta, ma eseguì abbastanza lodevolmente la sua parte; la gentile Nelly Marzi con una vocina delicata seppe mantenere la grazia della parte di Oscar e meritare T applauso, e la signora Core, sebbene alquanto esagerata nel modulare la voce, seppe far sfoggio di note basse, le sole che ella abbia piuttosto belle. Anche il tenore Mando mi parve per mezzi vocali inferiore alla sua parte, ma egli sa correggere col buon metodo T insufficienza, e quando la sua voce (1) Nella Rivista Milanese del passato numero, pagina 2, colonna 1, linea 34, dove è detto: «quanti non sono, nella classe dei tenori e i flauti mal suonati? «leva l’e che è di troppo e metti una virgola.» non è soprafatta dagli accompagamenti, sebbene naturalmente velata, sa riuscire gradevole e dolce. Le seconde parti, i cori e l’orchestra andarono alla meglio, il che non vuole questa volta dire che andassero male. La Canobbiana diede la sua serata a beneficio degli Istituti Teatrali, col solito spettacolo di commedia e ballo. Il ballo è ancora lo stesso; ma è già annunziato il successore per l’entrante settimana; auguro che il Genio della terra non faccia desiderare un’altra volta YAbderamo il sapiente che, a mio avviso, si è già dato abbastanza. Di cose che non si sono mai date abbastanza, bastano, la Dio grazia, due: la Principessa invisibile, e il Barchet de Boffalora. I due impresari fortunati che hanno la beatitudine di possedere questi capolavori privilegiati non se ne stanno tuttavia colle mani alla cintola; Righetti ha dato con successo nel teatro Milanese il Martin Bonstomegh di Monterenzo, Duroni e Bonzanini, con musica del maestro Prina, e Scalvini promette la nuova fiaba: Cacatoa. h L Considerate il Faust come volete, giudicatelo opera semi-seria, o grande opera, bisogna convenire che a questo spartito conviene assai più una ristretta cornice che un vasto palcoscenico. Se anche vi fossero decorazioni meravigliose, costumi ricchissimi e ballabili sorprendenti, il Faust non è che un quadro di genere, che collocato in una grande cornice male lascia scorgere certe bellezze pregevolissime, che assai più facilmente si scorgerebbero dietro limiti ristretti. Senza voler qui esaminare in dettaglio la maniera di fare di Gounod, senza cercare di discutere un talento di compositore, al quale altra volta su questo stesso giornale abbiamo fatto omaggio, è necessario confessare che nel suo stile la frase melodica, se spesso è felice, è anche frequentemente tronca e disegnata a mezza tinta, di più i suoi sviluppi d’orchestra, i suoi accompagnamenti studiatissimi e ornatissimi, sopraccaricano e spesso anche soffocano il canto con gran dispiacere di coloro ch«ancora ritengono essere l’orchestra fatta per accompagnare e sostenere i cantanti di un’opera, e non per attirarsi da sè sola tutta l’attenzione e tutto l’interesse dell’uditorio. È questa una delle basi su cui posa la musica dell’avvenire; ma a dispetto di Wagner e de’suoi adepti, i filarmonici italiani, sono ancora ben lontani d’essere arruolati a questa sedicente rinnovazione del dramma lirico, perocché preferiranno per molto, almeno lo speriamo, la melodia elegante e scientemente condotta ai grandi sviluppi orchestrali senz’altre idee infuori dalle abili combinazioni armoniche, che sono adatte ai pezzi sinfonici, ma insufficenti a completare il melodramma, e nel caso a sola condizione che venissero un poco moderate quelle sonorità esagerate che ponno allettare soltanto il cercatore di problemi armonici, ma che urtano i nervi e le orecchie degli amatori della buona opera. Nell’eroina ideale di Goethe, che Gounod fa cantare, vi sono due Margherite; la prima insciente del male, che s’abbandona alla prima sensazione del piacere, ed all’amore che non conosce, la seconda è la Margherita già caduta e che conosce l’amore e tutte le sue seduzioni e che poi si pente. E la signora CaruzziBedogni in questa parte, se non le si attaglia dal punto di vista