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GAZZETTA MUSICALE DI MILANO 303 Dal suo canto il Verger scrittura ogni dì nuovi artisti ed artisti nuovi. Fra questi ve n’ha uno, o piuttosto una, della quale si parla già come d’una celebrità — e non ha ancora esordito. È l’Albani. I suoi ritratti sono in tutti i negozii di musica, cominciano ad essere pubblicate le sue biografie. Si legge qua e là che il suo vero nome non è già l’Albani ma Mademoiselle la Jeunesse (grazioso nome!), che è un’americana, che ha studiato in Francia sotto Duprez, che ha esordito in Inghilterra con molto successo e che canterà a Parigi sul teatro Italiano. Andate un po’ a raccapezzarvi con tutto questo guazzabuglio di nazionalità. Checché ne sia, l’Albani è già presentata come une étoile (costà si direbbe una prima donna assoluta di cartello) V’è anche chi avventura un paragone tra essa e la Patti! Mi direte che tutta questa prevenzione può nuocere all’artista. Niente affatto. Il pubblico parigino è assuefatto a giudicar gli artisti di canto a seconda della rinomanza che loro è fatta. La reclame ha più valore che il vero merito, quando il vero merito è ancora sconosciuto, voglio dire quando l’artista è un esordiente. Fate precedere quest’esordiente dal suono delle mille trombe della fama, sarà accolta favorevolissimamente, quand’anche non si trovasse in voce tutti l’applaudiranno e ne parleranno come d’una celebrità; se quest’istessa artista esordisse senza farsi precedere da nessuna reclame, finirebbe presto o tardi per riuscire, ma dovrebbe faticar molto per raggiungere lo scopo. Vi parrà strano, eppure è cosi — salvo qualche rara, rarissima eccezione. Credo superfluo il dire che il Verger è assalito da una quantità di editori di mùsica e di compositori che vorrebbero veder le opere di cui hanno la proprietà o le opere da loro composte, secondo che sono editori o compositori, messe in iscena per la prossima stagione; parlo tanto delle opere originali di maestri italiani che di opere di maestri francesi tradotte in italiano. Compiango il povero impresario, costretto a ricusare novantanove su cento opere che gli vengono offerte, e credo che abbia l’intenzione di far rappresentare esclusivamente quelle del repertorio, aggiungendovene una o due, se non nuove del tutto, nuove almeno per Parigi. Per ciò che riguarda --il disegno da lui vagheggiato di far alternare le opere drammatiche con le opere liriche, per ora nulla ancora è risoluto definitivamente. Ed a mio avviso, se il Verger si risolve ad adottare questa novella combinazione, si vedrà ben presto in grande impaccio. Il pubblico di qui non è avvezzo a recarsi in questo teatro Italiano per assistere a rappresentazioni drammatiche in francese. La forza dell’abitudine è assai possente in questa benedetta Parigi, dopo un anno o due finirebbe per assuefarsi; ma bisognerebbe passar queste due prime annate e là è il pericolo. Voglia il cielo che il povero teatro Italiano ritorni all’antico splendore. Lo auguro senza osaré sperarlo. La compagnia scritturata dal Verger, salvo pochi buoni artisti, ed il cui nome è favorevolmente conosciuto, ne ha molti altri dei quali non ho mai inteso parlare. Ma sarei in contraddizione a me stesso, se dicessi che non valgono, solo perchè il loro nome non è ancora noto. Bisogna vederli all’opra; vale a dire sperimentarli alla rappresentazione. Il Direttore dell’Accademia di musica è ben lieto del successo ottenuto con la ripresa della Juive. Finora egli dirigeva a.malincuore VOpéra, temendo sempre che non gli si gettasse in volto il rimprovero d’essere un direttore di provincia. Il giornalismo infatti gli era alquanto ostile. Ma dopo la Juive, la sua causa è vinta, tutti gli hanno fatto lode, e questa lode era meritata. Si è veduto che quando vorrà mettere in iscena un’opera nuova potrà farlo con tutto il lusso e lo sfarzo che convengono al teatro detto «Accademia di musica» e che si vanta d’essere la prima scena musicale del mondo. Per me sono ormai sicuro che se Y Aida del Verdi sarà data all’Opéra, il sig. Halanzier non risparmierà per metterla bene in iscena, nè zelo, nè cure, nè moneta. Così gli artisti fossero gagliardi come l’impresario è fedele! fi. ROMA. Scrivono al Trovatore: — Ieri sera (24) ha avuto luogo al Politeama la prima rappresentazione del Rigoletto, interpretato ottimamente dalla Ciuti, dalla.ramanti, da Gulli e da Giapini, ai quali faceva buona compagnia il Morroto, Sparafucile. Splendida, come sempre, la messa in scena per vestiari e scenari; alcuni di questi, incontrando l’approvazione generale, valsero applausi allo scenografo. Inappuntabile l’orchestra; F esito fu quale da tutti era preveduto. LUCCA. Esito lietissimo ebbero al teatro del Giglio I Vespri Siciliani. L’esecuzione fu buona per parte dell’orchestra e dei cori, eccellente anche per parte degli artisti principali, i quali sono: la Potentini, il basso RossiGalli, il tenore Vanzan e il baritono Cima; ebbero tutti applausi innumerevoli; la signora Potentini dovette ripetere il bolero. LUGO. Ottimo esito il Ballo in maschera, eseguito dalle signore Contarmi, Giovanelli e Corolla-Crovero, da Belardi e da Bertolasi. Applauditi tutti, specialmente la Contarini, Bertolasi e Belardi, i quali ebbero molte chiamate al proscenio. ì BOLOGNA. Al teatro Brunetti fu rappresentata con ottimo esito una vecr chia opera di Mozart, un capolavoro del passato secolo, Così fan tutte. La. musica piacque, sebbene invecchiata, al pubblico bolognese, il quale chiese la replica del magnifico quintetto che chiude la prima parte. I primi onori nell’esecuzione spettarono ai coniugi Paoletti. BERGAMO. La nuova opera del maestro Pontoglio da Bergamo, intitolata La notte del Natale ebbe ottimo successo al teatro Riccardi. Molte ovazioni furono fatte al maestro ed agli artisti. SAN SEBASTIANO. Succedette con ottimo successo alla Favorita, il Barbiere, e a questo la Dinorah che ebbe ad interpreti la signora Spitzer, Baragli e Farvaro. L’esito fu entusiastico. La Lucia ebbe esito lieto, ma la parte di protagonista non conviene molto alla signora Spitzer. Fu in quella vece un trionfo il Don Pasquale; tutti i pezzi furono applauditi e tutti gli artisti, i quali sono: la signora Lianes, Baragli, Farvaro e Capriles. BARCELLONA. Nel teatro des Novedades fu inaugurata una stagione d’opera italiana col Ballo in maschera, interpretato dalle signore D’Este e Stoika, dal tenore Vicentelli e dal baritono Butti. L’esito fu buono; la Stoika, Vicentelli e Butti lodevolissimi. — Leggiamo nella Respana Musical: «Abbiamo assistito alla prima rappresentazione del Ruy-Blas del sig. Filippo Marchetti. - Ganti poco inspirati generalmente, però svolti con garbo; orchestrazione elegante e segnalata, sebbene un po’ monotona per’certo abuso di strumenti a corda; novità di stile nessuna; pezzi originali due: il terzetto finale nel secondo atto e la canzone del contralto nel quarto». L’esecuzione fu magnifica. La Carozzi, Vicentelli e Goula furono applauditissimi. Cori ed orchestra lodevoli. PESCIA. Il Ballo in maschera, eseguito assai bene, ebbe accoglienza feT stosa, e valse molti applausi alle signore Monti (Amelia), De Steliini (Paggio) e Donati (Ulrica), al tenore Parmisini e al baritono Belardi. Buoni i cori e F orchestra.