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378 GAZZETTA MUSICALE DI MILANO f potrebbero correggere dal Teatro le opinioni della nazione sul Governo e sui governanti. Il potere legislativo s’indirizzerebbe qui al cittadino per mezzo di simboli estranei, si difenderebbe dalle accuse prima che queste si facciano veementi, e, senza che appaia, ne vincerebbe lo scetticismo. Cosi pure l’industria e lo spirito d’invenzione potrebbero essere animati dal Teatro, se gli scrittori mettessero del merito a farsi patrioti e lo Stato volesse degnarsi d’ascoltarli. Impossibile mi sarebbe ancora passare sotto silenzio la grande influenza che un buon teatro eserciterebbe sopra lo spirito nazionale. Per ispirilo della nazione intendo T uniformità e l’accordo delle sue opinioni ed aspirazioni sopra oggetti, verso i quali un altro paese diversamente pensa e sente Solo al teatro è dato di produrre in alto quest’accordo, perchè esso scorre tutto il campo dello scibile umano, riproduce tutte le situazioni della vita e riflette i suoi raggi su tutte le fibre del cuore, perchè esso riunisce in sè tutte le condizioni e le classi e conosce le vie più facili che conducono all’intelletto ed al cuore. Se tutte le nostre produzioni fossero animate da un solo intento, se i nostri scrittori si accordassero e stabilissero una salda alleanza a questo fine, se una scelta scrupolosa guidasse i loro lavori, il si dedicasse che ad oggetti popolari; brevemente, se venissimo loro pennello non ad avere un Teatro nazionale, allora sì che saremmo una nazione. Che cosa uni i Greci cosi fortemente l’un l’altro? Che cosa trasse il popolo tanto irresistibilmente al teatro? Niente altro che gli argomenti patriotici delle produzioni, lo spirito greco, il grande interesse predominante dello Stato e dei cittadini migliori che le informava. Ancora un merito ha il Teatro, ch/ io accennerò tanto più volentieri, in quanto opino che la sua causa contro i suoi detrattori fu già da prima vinta. Poteva parer dubbio ad alcuni ciò che noi intraprendemmo fin qui di dimostrare, ch’esso valesse ad informare i costumi ed a suggerire nuove idee; ma ch’esso meriti la preferenza sopra tutte le invenzioni del lusso e gli stabilimenti atti a ricreare l’uomo, non v’ha chi noi conceda anche fra i suoi nemici. Ma il suo pregio sotto questo rapporto è ancor maggiore che non si creda comunemente. L’umana natura non regge continuamente e senza interruzione sotto il peso dpgli affari e le attrattive dei sensi si spengono una volta soddisfatte. L’uomo, sazio dei piaceri animali, stanco delle lunghe fatiche, e pure spinto irresistibilmente all’attività da un naturale istinto, o ricerca godimenti migliori é più scelti, ovvero si dà anima e corpo in braccio a turpi distrazioni che precipitano la sua rovina e turbano la quiete della società. Sfrenate allegrie, giuoco rovinoso e mille follie che T ozio inventa seguono inevitabilmente se i governanti non sanno dirigere queste disposizioni del paese. L’uomo d’affari corre pericolo di finire in un deplorevole spleen una vita ch’egli occupò animosamente in prò dello Stato: lo scienziato di cangiarsi in un cocciuto pedante, il popolo di rendersi bestiale. Il Teatro è l’istituto dove stringono alleanza il piacere coll’istruzione, la tranquillità coll’attività, il diletto coll’educazione: dove nessuna forza dell’anima è sviluppata a detrimento d’un’altra, nessun piacere si gode a pregiudizio del tutto. Se dispetto ei rode il cuore, se un tristo umore ei amareggia le nostre ore solitarie, se mille pesi opprimono la nostr’anima, se la nostra sensibilità minaccia di soffocare sotto i lavori, cui ei chiama la nostra condizione, allora ei raccoglie il Teatro: in questo mondo artificiale noi dimentichiamo il reale, noi entriamo di nuovo in noi stessi, le nostre sensazioni si risvegliano, passioni salutari riscuotono la nostra natura assopita e con benefica virtù mettono in ebollizione il nostro sangue. L’infelice abbandona il suo dolore piangendo su quello degli altri; il felice divien modesto, ed il troppo fiducioso più guardingo. Il sensibile sino alla debolezza si rinforza e si fa uomo: il rozzo e T inumano comincia qui per la prima volta a sentire. Ed allora qual trionfo per te, o Natura, per te tante volte calpestata ed altrettante risorgente! Se uomini di tutte le sfere e classi e condizioni, spezzato ogni vincolo dell’artifìzio e della moda ed affratellati da una reciproca ed unica simpatia, formanti di nuovo un genere solo, si dimenticano di sè e del mondo e ritornano alla prima sublime origine! Ognuno gode dei trasporti di tutti, che rinforzati e fatti più splendidi dagli occhi di cento su lui si riflettono ed il suo animo non sente in tal momento che questo: Ch’egli è un uomo! LA REGINELLA A VENEZIA Non avendoci scritto nulla il nostro corrispondente, riportiamo dalla Gazzetta di Venezia il seguente giudizio che non sarà certo accusato di eccessiva benevolenza: severa com’è non cessa di essere una delle poche critiche assennate che si sieno fatte di questo bel lavoro. «Noi non siamo entusiasti della Reginella del maestro Braga che ieri sera ebbe lieto successo su queste scene: però apparteniamo alla maggioranza che giudicò tale spartito superiore ai molti che ogni anno compariscono sulle scene italiane e che pur troppo o cadono addirittura o guadagnano un successo effìmero, il quale non dura più d’un paio di sere. E che il nostro giudizio abbia un fondamento ce lo prova il fatto che quest’opera ottenne bellissimi successi sulle scene di Lecco, Modena, Cagliari ed ultimamente a Milano, e fa sperare ne otterrà ancora, facendo il giro di molti teatri. Se il successo di ieri sera non fu in ogni sua parte completo, fu però assai lusinghiero ed il maestro che si senti chiamare per una dozzina di volte alla ribalta deve aver lamentato fra sè che l’esecuzione non fosse quale ei la desiderava, perchè allora l’effetto di alcuni pezzi non sarebbe mancato ed avrebbe dovuto comparire più volte per ringraziare il pubblico interamente soddisfatto. «Il maestro Braga, napoletano, deve il bel nome che gode nell’arte specialmente alle sue eleganti ed elaborate composizioni di musica cosi detta da camera, ed al violoncello, che suona all’eccellenza, più che alle sue opere Alina, Estolla di San Germano e qualche altra ancora che sono scomparse dal repertorio; per la Reginella poi si è formata una bella riputazione. che desideriamo vedere aumentata a maggior lustro del nostro paese con il Caligola, che in breve farà rappresentare per la prima volta a Lisbona «Il libretto è fattura di A. Ghislanzoni che trasse l’argomento dalla nota produzione di T. Ciconi, La Statua di Carne, conservando gli stessi caratteri, le stesse situazioni drammatiche, la stessa favola ed alterando soltanto alcuni accessorii e l’epoca per T esigenza della scena, portandola ai tempi di Luigi XII. L’azione è quindi interessante, appartiene al genere serio, si svolge bene, ha molta attinenza, per l’indole e carattere del dramma, a quello della Tramata, ed i versi, pure sono lodevoli. «L’opera si divide in tre atti ed un prologo. Il maestro ha tentato una novità, che parte però da un principio logico e sensato, mise la sinfonia al punto in cui incomincia a svolgersi l’azione principale, cioè, dopo il prologo, al quale precede soltanto un breve preludio. «Il prologo è d’uno stile assai delicato, ed apparecchia bene l’attenzione del pubblico, che lungo il corso dello spartito viene richiamata più volte alle meste melodie che accompagnano la morte di Adelia. «La sinfonia che precede l’atto primo piacque assai perchè brillante e vivace e per un carissimo motivo che vi domina e si ripete in un coro del secondo atto. Nel primo atto v’ha di rimarchevole una ballata, però non originale, per soprano, l’istromentazione della seconda scena in cui sentesi un graziosissimo tempo di valtz, e un bellissimo terzetto appoggiato ad un delicatissimo istrumentale con accompagnamento di violini sordi. La seconda parte di questo stesso atto è però migliore, si per