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GAZZETTA MUSI ■ stessa carriera o di aspirare ad eguali onori.» Ora nessuno più dei musicisti parla del Devin de village e quanto alla musica di Coignet è più morta dello stesso Coignet. E Gian Giacomo? Metteva il conto di amareggiare per cosi poco gli ultimi anni di vita d’un immortale? S. F. — — Rivista Milanese Sabato, 30 novembre. Per oggi erano annunziati i Promessi Sposi del maestro Ponchielli al Teatro Dal Verme; ma un’indisposizione, improvvisa secondo il solito, ne ha rimandato la rappresentazione all’entrante settimana. Quest ’opera si presenta al giudizio del pubblico come cosa nuova, sebbene scritta da molti anni, e rappresentata nel 1866 a Cremona, patria del compositore, con gran successo. Non pare che il maestro Ponchielli abbia molto la fortuna dalla sua, perchè, fornito di eletto ingegno, non riusci mai in molti anni a far rappresentare il suo lavoro in un teatro importante. Si può adunque dire che la rappresentazione delV entrante settimana sarà la prima rappresentazione. Bizzarrie della sorte! Ciò che ad altri suole essere danno, fu la sola fortuna del maestro Ponchielli, vale a dire l’apparizione di un’altra opera di compositore rinomato, collo stesso titolo e collo stesso argomento. I Promessi Sposi di Petrella fecero venire in mente i Promessi Sposi di Ponchielli! Il teatro Dal Verme ha bisogno d’un trionfo per giungere senza zoppicare alla fine della stagione; ed io gliel’auguro di cuore. Questa è l’ultima carta che gioca, poiché la Corinna del maestro Rebora fu scartata dal mazzo all’ultimo momento, non si sa bene perchè; e senza contare i punti, si teme già che T Impresa finirà a perdere la partita. Al Carcano ei fu imbandito un Nabucco molto indigesto. Lo facevano tale i cori e l’orchestra e un poco anche il tenore che canta in chiave di soffocato. Egli dirà forse che sono le pioggie della stagione, ed io gli credo. Gli altri artisti seppero farsi applaudire con ragione e più di tutti il baritono Viganotti, protagonista, e la signora Mosconi che ha una magnifica voce di raro volume e d’un timbro argentino che negli acuti va fin presso allo stridulo senza però toccarlo. Che valente artista sarebbe la signora Mosconi, se fosse artista! Nella sua particina piacque anche la signora Cappelli. Il basso Aligeri in quest’opera mi lasciò persuaso più di prima che egli ha una bella e poderosa voce, e che non gli rimane per essere proprio un ottimo basso se non renderla docile alla pronunzia italiana. E imminente l’apertura del Teatro della Commedia in piazza S. Fedele, colla Rivincita di Cicconi e coi Gelosi Fortunati di Giraud. Perchè due produzioni mediocri per l’inaugurazione? Belletti ha una profonda filosofia di palcoscenico ed ha capito che in quella sera la cerimonia dell’inaugurazione la farà il pubblico, i critici, il lampadario e le belle donne; la commedia

  • sarà un di più. In tutti i modi avrei preferito che un nuovo

Teatro della Commedia Italiana si fosse inaugurato con un capolavoro comico italiano, il Bugiardo per esempio, o la Finta Ammalata o un altro qualunque dei venti o trenta capilavori di quel buon uomo... sapete, di quel buon uomo... Due novità drammatiche sono apparse in questi ultimi giorni, una al teatro Santa Rudegonda, l’altra al Fossati. La prima è la Signora Frainex, che si diceva scritta per rispondere a Rabagas. Curioso di vedere che cosa una signora potesse rispondere ad un cialtrone, ei andai e non sentii nulla che non sapessi e che lo stesso Rabagas non mi avesse già detto. Avvezzo a giudicare i lavori d’arte senza le lenti affumicate della politica, per me il fatto che Rabagas uscisse dalle fila dei tribuni da piazza ed il signor Frainex da quelle dei ifSlWriìiiiì ~ ir “ìi 395 CALE DI MILANO giornalisti conservatori non importa un bel niente. E dico oggi ciò che ho già detto, cioè che la satira politica, finché non fa che mordere i caratteri e non s’impanca a sputar principii rivoluzionari! o monarchici, ha piena ragione di essere come tutte le satire che si fanno sotto la luna, e che gli imbroglioni ed i farabutti non appartengono piuttosto alla classe degli oppositori che a quella dei conservatori, come non appartengono meglio al ceto degli avvocati che a quello dei giornalisti o dei medici o dei banchieri o dei lustrascarpe, per la buona ragione che appartengono ad una classe razzolata con molta imparzialità un po’ per tutto, cioè... a quella degli imbroglioni e dei farabutti. Ammetto adunque la satira politica; e quando mi mostra caratteri, se anche non lo fa con garbo infinito, non ei ho nulla a ridire; ma quando invece di caratteri politici’, mette in scena la passione ambiziosa d’uno che fa mestiere di uomo politico e la ingrandisce fino alle più enormi brutalità, dico che la satira ha sbagliato la forma e l’intento. Questo è avvenuto al signor Halt, autore della Signora Frainex, che in fin dei conti è un dramma patologico, noiosetto nei primi atti, a colpi di scena nell’ultimo; lo spirito non vi trabocca e non va fino al manierato come nella commedia di Sardou, è verissimo, ma perciò solo che non vi ha spirito. Non è una commedia, ma un mediocre dramma; non è una satira, ma un personaggio odioso. L’altra novità s’intitola Dorina ed è in versi, ed i versi sono di un esordiente, del sig. Benedetto Giussani. Bisogna proprio dire che i trionfi in versi sono diventati facilissimi, perchè si vede che tutti i giovani, volendo appoggiare ad un trionfo l’edifìzio della loro futura gloria, incominciano con un dramma o con una tragedia in versi. In fatti niente di meglio che il verso per mostrare l’ingegno e la rettorica ben digerita, indispensabili ad uno che vuol mettersi nella via delle lettere, ed insieme per impolpare il vuoto delle idee di chi non ha ancora avuto tempo di pensare molto, e tener ritte scene che si sfascierebbero e dar apparenza di corpi ad ombre — ma sarebbe bene che il pubblico cominciasse a porre un argine alla poesia per non incorare troppo le prolifiche muse della nuova generazione. È una fortuna, se pure non è una disgrazia, che molti degli ultimi tentativi poetico-teatrali avessero meriti intrinseci davvero; il giorno che ne apparirà uno d’un estro più ribelle, il regno della commedia lirica sarà finito. Non sarà certo il signor Benedetto Giussani che affretterà quel giorno. La sua Dorina per sentimento affettuoso, per poetico immaginare e per forma e spontaneità di verso è fra le cose migliori di questi ultimi tempi. EJ tratta anche bene i caratteri, li disegna con gusto e li colorisce con amore, e trova accenti e forza di vero scrittore drammatico. Un intelletto che ha la fibra di quello del sig. Giussani deve sentirsi voglia di fare qualche cosa di più difficile — ardisca una buona commedia od un buon dramma in prosa. s. F, Nella Rivista Milanese del numero scorso, pag. 387, col. l.a, linea 60, si legga: «solite scolastiche sublimità di genii che non sono tali se non fino a tanto che hanno preso l’esame finale.» L’esame era rimasto in stamperia. ALLA RINFUSA Annunziano i giornali tedeschi che la signora Cosima, figlia dell’abate Franz Liszt, già maritata al pianista Hans de Bülow (!), si è convertita alla Chiesa protestante e quindi si sposò a Riccardo Wagner (!!!) Liszt era presente alle nozze di sua figlia. Sulle scene del Teatro Comunale di Ferrara verrà nel prossimo carnevale rappresentata la nuova opera II Conte Assassino del maestro cavaliere Domenico Lucilla. L’autore stesso assisterà la messa in scena. ¥ Il maestro messinese, cavaliere Giuseppe Ottaviani, ha condotto a termine una nuova opera la Cameola Furingia, libretto di Stefano Ribera.

  • La Società dei concerti del Conservatorio di Parigi ha versato nella

Tesoreria dello Stato la somma di L. 17,267, prodotto di un concerto per la liberazione del territorio.