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GAZZETTA MUSICALE DI MILANO 435 Invece il numero delle opere comiche nuove date in questo anno non è scarso. Ma quasi tutte non hanno fatto che una breve apparizione. L’esperimento è stato più che concludente; si è voluto vedere se il pubblico adotterebbe la musica dell’avvenire, ed il direttore dell’Opéra comique ha chiamati a sè quelli tra i giovani compositori che si sono dichiarati più fervidi partigiani di questo genere di musica, e che chiamano qui gli apostoli della scuola neo-alemanna. Tre o quattro opere nuove sono state date da questi compositori, Duna dopo l’altra senza intervallo. Il pubblico le ha tutte accolte freddissimamente. Non ha mormorato, perocché a dir vero erano ben scritte per ciò che riguarda scienza dell’armonia, ma fastidiose all’eccesso perchè la melodia ne era pressoché totalmente bandita. Non si applaudiva che ai rarissimi pezzi, ove essa sembrava far capolino, e quasi di mala voglia. Non so se la lezione porterà giovamento, ma so che la direzione del teatro, a meno di non voler perdere le spese pel solo piacere di far tutto all’opposto di quel che il pubblico desidera, non ritornerà a tentare d’introdurre la musica neo-germanica. Alla fin dei conti, se la sala rimane vuota è essa che ei perderà. Il pubblico va altrove, va dove più la musica lo alletta. Ne è a dir che non la pregia perchè non la comprende. Perchè accorre con tanta premura ai Concerti popolari del Pasdeloup, il quale non fa eseguire che i capolavori della scuola classica alemanna? Se ha tanta vaghezza di udire le pagine di Beethoven, di Mozart, di Haydn, di Mendelssohn, vuol dire che le comprende. Allo stesso modo comprenderebbe le opere comiche dei giovani compositori francesi. Non è dunque vero che non le comprende. La vera ragione è che non gli piacciono. Ma andate a far capire questo ai compositori!... In ricambio ei si promettono tante e tante cose pel novello anno. All’Academia di musica e danza, o all’Opéra, che è lo stesso, due opere nuove e due balli, anche nuovi: uno con musica di Delibes, l’altro con musica di Guiraud, l’autore di Madama Turlupin. Le opere sono di Diaz e di Mermet; la prima è stata accettata perchè riuscì la prima nel concorso dell’anno 1869. L’altra è la Giovanna d’Arco che l’autore di Orlando a Roncisvalle ha pronta da molto tempo, e della quale si dice gran bene. Mi servo della locuzione si dice, perchè non ne ho inteso una nota. Mermet è perseverante. Aspettò undici anni per dare all’Opéra il Roland à Roncevaux, e senza il buon volere di Emilio Perrin, allora direttore Opéra, aspetterebbe ancora. Come far altrimenti quando " Opéra, che è il solo teatro ove possa darsi un lavoro serio e di qualche importanza, è rimasto fino tre anni di seguito senza dar una sola opera nuova! Che volete che facciano i poveri compositori? Quando v’era il teatro Lirico, avevano la speranza di veder, un po’ più presto o un po’più tardi, rappresentate le loro opere, come avveniva di quelle di Gounod, che vi diè tutte le sue a cominciar dal Faust. Conosco una decina di buoni maestri che hanno in portafogli un’opera bell’ed istrumentata e che aspettano. Mambrèe ha YEsclave in cinque atti; Vaucorbeil ha un Maometto anche in cinque atti, e tanti e tanti altri. Quando andranno in iscena? Chi può saperlo?... Del resto pare che nel 1873 dovremo avere Paolo e Virginia di Massé, le Florentin di Lenepveu, forse la Psyché di Ambrogio Thomas, ridotta ad opera seria e considerevolmente aumentata. Non parlo della sua Francesca da Rimini, che non è ancora terminata. Le occupazioni di Ambrogio Thomas, come direttore del Conservatorio, gl’impediscono di darsi più assiduamente alla composizione. Non vi parlo di opere comiche in uno o due atti e di operette o farse, delle quali le direzioni dei teatri hanno più che non bastano a due o tre annate teatrali. Insomma il 1873 sembra annunziarsi come un anno assai produttivo. Manco male! perocché il suo predecessore parte come un negoziante che ha fatto cattivi affari e che è stato li li per dichiarare il fallimento. In tutto questo quali saranno le sorti del teatro Italiano? Chi lo sa? Le voci sono tante e spesso contradditorie su questo povero teatro. Intanto Capoul è partito. E se non viene al più presto un nuovo tenore e sopratutto un buon tenore, non so come si andrà innanzi. Non voglio esser profeta di malaugurio, ma temo forte per questo teatro. Potesse arrivare senza ostacolo alla fine della stagione! Allora sarebbe salvo. Rimandiamo al prossimo numero la pubblicazione di due Carteggi da Berlino e da Bruxelles, pervenuti troppo tardi. COMO. Ci scrivono: Splendido esito I Puritani. Piacque molto la signora Cecilia Martelli che ha voce simpatica, agilità e metodo di canto buonissimo, oltre un aspetto gradevole. Bene gli altri. PIACENZA. Ci scrivono: La prima e seconda rappresentazione della Forza del Destino ebbero un successo completo; chiamate agli artisti in tutti i pezzi; fu fatto ripetere il Rataplan. GENOVA. Il nostro corrispondente ei scrive in data del 27: Ieri sera il Manfredo di Petrella, interpretato dalla Pantaleoni, da Parboni, De Capellio Tasca e Vecchi, ebbe un successo di stima e qualche applauso qua e là. Il ballo Fata Nix del Danesi piacque; la coppia danzante discretamente. Decorazioni, scenari e accessori molto belli, benissimo le masse. Teatro affollato e molto elegante. LECCE. Ci scrivono in data del 23: «Jeri sera andò in scena al teatro Paisiello T opera Ruy-Blas che ottenne lieto ‘successo. La Rosen Babe e il Ferrari furono applauditissimi e replicarono il duetto dell’atto terzo. Il baritena Bergamaschi ebbe speciali accoglienze festose in tutti i pezzi». I giornali che abbiamo sott’occhio confermano ciò che ei scrisse il nostro corrispondente. Il Risveglio scioglie un inno poco meno che pindarico ai tre artisti, specialmente al Bergamaschi. BARI. Il 24 ei pervenne il seguente telegramma: Forza destino esito magnifico. Messa in iscena accuratissima. Esecuzione eccellente. Moro, Irfré, Carnili alle stelle. Benissimo Guidotti, Del Negro, Sutter. Abbiamo aspettato invano altre notizie più diffuse. VIENNA. La grand’opera in cinque atti di Donizetti, Don Sebastiano, da vent’anni tanto favorita al pubblico viennese, fu testé eseguita al nuovo teatro d’Opera. La Direzione, che non risparmiò spese e fatiche per la nuova messa in iscena, fu rimunerata di uno splendido successo. BARCELLONA. Ci scrivono in data del 23: Non sgradirete un cenno esatto e sincero circa lo strepitoso successo ottenuto dalla Forza del destino, la sera di sabato 21 corrente, sulle scene del Gran Teatro del Liceo. La musica ha piaciuto immensamente ed è stata giudicata fra le migliori di Verdi. L’atto secondo e l’atto quarto hanno finora fatto la più grande impressione. Si chiese il bis di varj pzezi, ma non fu accordato che quello della sinfonia. Il maestro Bassi si volle più volte salutare dalla scena. Onore ben meritato, giacché T opera fu da lui concertata e diretta in modo da fare risaltare le multiformi bellezze che contiene. L’entusiasmo andrà sempre aumentando; certo sarà questa l’opera della stagione. Gli artisti gareggiarono di valore e di zelo. La Ponti cantò ed agì da grande artista e all’aria del secondo atto, alla melodia ed al terzetto finale destò entusiasmo, e così al gran duetto col Padre Guardiano, il Junca, che tosto si fece apprezzare per quel rinomatissimo artista che egli è. Gli applausi e le chiamate alla Ponti e al Junca furono incessanti, continue. Il magnifico finale dell’atto secondo fu dai suddetti e dai cori, eseguito in modo perfetto, con quattro chiamate. Il Vincentelli superò sè stesso nell’interpretare la non facile parte di Don Alvaro: egli emerse alla romanza, ai duetti, e al terzetto finale, riscuotendo sempre i più clamorosi e generali applausi. Ottimamente Teresina Ferni (Preziosilla), per brio per bella voce e per grazia; del rataplan si chiese con insistenza la replica. Valentissimi il baritono Toledo e il Ronconi, Don Carlo l’uno, l’altro Melitene; parteciparono con giustizia a tanto successo. Decorazioni ottime. Nell’entrante gennaio si darà il Don Carlo colla Ponti (Elisabetta), Carolina Ferni (Eboli), Vincentelli (Don Carlo), Giraldoni (Rodrigo), Junca (Filippo II), ecc.