Vai al contenuto

Pagina:Gazzetta Musicale di Milano, 1889 vol. I.djvu/350

Da Wikisource.

gnose applicazioni, cui aveva aperto un campo illimitato la scoperta delle canne chiuse a grosso e piccolo taglio.

Un’orchestra aggiunta all’organo non era spesa possibile e sostenibile a tutte le chiese: di conseguenza la maggior parte di queste dovevano rinunciare ai grandiosi lavori dell’epoca, più appropriati alle solenni cerimonie del culto; di qui, come al Viadana sorse l’idea di sostituire il canto monodico al corale, gli organati attesero di trar partito dalla imitazione e di surrogare per quanto possibile coll’organo solo l’orchestra intera.

Diretti da un intento così elevato ed essenzialmente artistico, poiché, fatta astrazione di qualunque considerazione economica, non vi può esistere peggior ibridismo dell’organo ed orchestra assieme (l’uno escludendo necessariamente l’altra), i nostri artefici disposando l’imboccature ed i labbri dei tubi in modo che venendo ritardata l’emissione dei suoni, venisse riprodotto l’attacco dell’arco sulle corde, giunsero ad ottenere l’imitazione del violino, violoncello, viola, contrabasso, ecc. Poi col mezzo di forte pressione d’aria tentando di ottenere il colpo di lingua del suonatore, riprodussero il clarinetto, il corno, la tromba, ecc.

Col moltiplicarsi delle varietà e numero dei registri, si provò pure il bisogno di moltiplicare le tastiere, che oggidì in certi organi sono fino a cinque. La gara era pertanto aperta ed accesa: ciascuno aspirava alla gloria di avere costruito lo strumento più imponente e perfetto. Trovata tanta varietà e quantità di timbri, non rimaneva che una gran difficoltà a vincere. Era l’effetto di piena orchestra che mancava; l’organista, con tante tastiere dinanzi a sè ed innumerevoli giuochi disposti partitamente per ciascuna di esse, era nell’assoluta impossibilità di riprodurre ad un certo punto l’effetto desiderato.

Il problema fu risolto meravigliosamente da Giuseppe Serassi coll’invenzione del cosidetto tiratutto 1, mediante il quale a volontà dell’organista ed a qualsiasi momento si riuniscono tutti i giuochi in una sola tastiera.

Questo mirabile congegno, che colla gloria più fulgida. della celebre famiglia Serassi forma pur quella dell’Italia, segna una delle fasi più importanti della storia dell’organo; alla varietà mediante esso erano ormai aggiunte l’omogeneità e l’unità, e dopo di ciò non rimane che un passo ancora, perchè l’organo possa dirsi arrivato al suo completo sviluppo, Y espressione (e questo, come vedremo, era gloria riservata ad un’altra famiglia italiana, i Lingiardi di Pavia); tutto il rimanente non consiste che in perfezionamenti più o meno reclamati di meccanismo e di effetti fonici.

Nel secolo XVII si rese famoso organare il sacerdote Bernardino Azzolino della Ciaja, costruttore dell’organo regalato alla conventuale dei Cavalieri di S. Stefano in Pisa, con quattro tastiere ed ottantasei registri. Di questo famoso organo il Filippo Gherardeschi, che fu maestro di cappella della conventuale, ne parla in una lettera ad Alessandro Morroni.

Antonio Maria Tronci fondava pure in Pistoia la sua fabbrica, divenuta poi celebre. Il Tronci introdusse gli istrumenti a lingua sino allora sconosciuti. E famosa la contrabassatura del Filippo Tronci; ed è pure invenzione di lui il cornetto. Perfezionò ancora il polysir, congegno da caricarsi e muoversi col piede a piacimento del suonatore. Di Pistoia è pur celebre l’Agati; a Milano vi è il Valvassori; a Venezia Nanchin. Urbano, costruttore dell’organo della cattedrale di Treviso, e Callido che nel 1795 aveva già costruito trecentodiciotto organi; di Siena il Romei, di Lombardia il Biroldi, il quale costrusse cinque organi nella città di Milano. Sopratutti si acquistò universale rinomanza Giuseppe Serassi di Bergamo, capo di una famiglia che ha dato tre generazioni di costruttori illustri. E da menzionare l’organo doppio di S. Alessandro di Colonna a Bergamo, costruito dal figlio Giuseppe nel 1750. Consiste in due organi distanti tra loro cinquanta metri, e posti di facciata l’un l’altro, con due tastiere e due pedaliere ciascuno; conta nel complesso ottantaquattro registri.

L’organo celebre di Colorno di ottantadue registri appartiene pure ai Serassi, come quello dell’Annunziata di Como a tre tastiere ed ottantasei registri.

A questi celebri artefici sono dovuti molti perfezionamenti fonici, tra cui gli istrumenti a lingua ed i potenti contrabassi.

(Continua)

Lodovico Alberti.

  1. (1) Di tiratutto i Serassi ne modellarono due, uno per introdurre i soli registri costituenti il ripieno, l’altro per aprire i soli registri di concerto, e cosi essi avevano ottenuto due gradi di forza, il piano ed il forte. E oltre il tiratutto, i Serassi immaginarono la terza mano, ordigno posto al di— sopra della tastiera sotto forma di leva, per la quale il suonatore, mentre comprimendo un tasto fa risuonare una canna di una voce, può far risuonare contemporaneamente la canna corrispondente dell’altra voce alla ottava.