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102 | le donne di casa savoia |
puto che il corpo del marito era stato deposto nella canonica di S. Stefano, ella si ricordò eh ei le aveva detto più volte di volere, in caso di morte, che gli fosse indossata una certa veste di drappo bianco, e la inviò là, perchè lo si rivestisse di quella, insieme alle insegne ducali.
Giovan Galeazzo, primogenito dell’ucciso, aveva allora non peranche compiuti gli otto anni; pure, senza difficoltà, venne riconosciuto successore del padre, sotto la Reggenza della madre, non avendo l’insieme dei milanesi, i sentimenti di libertà dei tre congiurati che avevano spento Galeazzo.
Di questi uno solo era uscito vivo dalle mani del popolo e dei famigliari del Duca, Girolamo Olgiati, ma caduto in breve anch’esso in mano della giustizia, espiò colla morte la morte che aveva data. Condannato alla tortura, e costretto a dettare la sua confessione, ei la chiuse così:
«Adesso, santa Madre di nostro Signore, e voi, o principessa Bona, io v’imploro, affinchè la vostra clemenza e la bontà vostra provvedano alla salute dell’anima mia. Io chieggo solo che si lasci a questo misero corpo sufficiente vigore, perchè io possa acconciarmi dell’anima secondo i riti della Chiesa, e subire la sorte che mi è destinata».
Tale preghiera è prova evidente che Bona non era odiata come il marito. Intanto i deputati di tutte le città italiane vennero a condolersi colla Duchessa, a felicitarla per il suo grado di Reggente, e ad offrirle