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Saputo ciò, il Simonetta disse alla Duchessa, ma pur troppo invano:

« — Il partito a cui vi appigliate, costerà a voi l’impero, a me la vita. — » E così fu. Il vile favorito tradì la ingenua, introducendo il 7 novembre 1478 in castello, Lodovico il Moro, principale di lei nemico; e l'11 dello stesso mese il Simonetta venne arrestato e condotto a Pavia, ove, tenuto prima con ogni riguardo, fu poi nell’ottobre 1480 decapitato.

Ma intanto anche la sorte di Bona precipitava: né il Tassini, che aveva soppiantato nel governo il Simonetta, godè a lungo del suo trionfo. Il giorno 7 ottobre 1481, Lodovico fece improvvisamente ed arbitrariamente dichiarare maggiore il nipote tredicenne, onde escludere Bona da ogni ingerenza nelle cose dello Stato, e lo stesso giorno, il caro Tassini fu rinchiuso prigioniero nel castello di Porta Zobia, e in seguito bandito dal Ducato.

La Duchessa, indignata per quella bricconata del cognato, e per i successivi avvenimenti, che tutta le svelarono la perfida indole di lui, decise ritirarsi dalla Corte; e rinunziata a lui la tutela del figlio e dello Stato, si rinchiuse in convento ad Abbiategrasso.

Lodovico non chiedeva di meglio, e Bona, agendo come fece, non si era pur troppo mostrata madre amorosa e sollecita. Infatti, il non troppo tenero zio cresceva Gian Galeazzo inetto a tutto ciò che non era lusso e godimento; e mirava a sbrigarsi, nei modi più bruschi, di tutti gli altri rampolli della numerosa figliuo-