Pagina:Gemme d'arti italiane - Anno I, Carpano, 1845.djvu/145

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copia degli accessorj per dare spicco al soggetto principale molte volte accusa l’autore di povertà d’ingegno.

Trovatemi una scena più semplice più naturale di quella immaginata nella tela di che ora parliamo? È mattino: il sole di mezzo ad un cielo leggermente velato di nebbie sorge tranquillo, e la sua luce un po’ malinconica, ma di una cara e soavissima malinconia, si riflette nelle onde di una bella riviera che attraversa la campagna. Alcuni contadini con diverse attitudini tutte composte si stanno a riguardarla. Qui sono alcuni contadini che la discorrono dolcemente tra loro, là un uomo, che volgendo le spalle al sole, dalla riva li sta guardando; più in su un carro che a stento si avvanza per quel suolo lubrico e cedevole; a destra, a sinistra

lungo quell’acqua si distendono alcune fila di piante che mettono ad alcune povere casuccie, le quali, riposando lontano da ogni strepito cittadinesco, t’invitano a’ pensieri casalinghi. Al di là della riviera si stende una marcita bella di erbe verdeggianti, sulle quali appaiono qua e là le reliquie della neve caduta la notte.

Quel verde fa un bellissimo contrasto colla nudezza delle piante, colla nebbia che ingombra il cielo. In tutta questa tela quale armonia di tinte sapientemente digradanti secondo ché più o meno ricevono della luce del sole! Guardala per ogni verso, è sempre la natura nella sua verità che ti rapisce a maraviglia. Ora se io dicessi che in questo quadro, come negli altri lavori del Canella, trovo un far largo, disinvolto, franco, una certa magnanima sprezzatura, che sdegna le minutezze, il tritume, e quel soverchio studio dei minimi oggetti, che converte tante tele di oggidì in una specie di miniatura, dove appare più la meschina pazienza dell’autore, che