Pagina:Gemme d'arti italiane - Anno I, Carpano, 1845.djvu/165

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pugno la fronte, e: «Potessi parlare! ... ma ho giurato! Dio mio! Egli piangeva quel bravo signore, quando venne a trovarmi per darmi questa commissione... Oh! sì quello ha il cuor buono, meglio dell’altro, veda di quello… Dio gli perdoni!

Che l’ha abbandonata così, e che un dì o l’altro renderà conto di tutto il male che ha fatto... Oh l’avesse udito quel giovine, signore come parlava... è un amico, che le resta, un amico che il Signore le manda! Oh non rifiuti il suo soccorso; egli ne morrebbe! Me lo disse egli stesso.»

Dopo queste parole il vecchio si morse le labbra accorgendosi sorse di aver detto anche troppo; e la infelice abbandonata comprese abbastanza; poiché trasse dall’intimo petto un lungo sospiro, e sulle dimagrite sue guancie una leggerissima vampa di rossore si diffuse, che tosto disparve.

Ripensò al giovine solitario e melanconico che due anni prima, a quella festa, solo fra tutti l’aveva riguardata con uno sguardo così soave in uno e così severo, con uno sguardo ch’essa non aveva potuto mai più dimenticare.

Dopo quella sera essa non lo aveva più riveduto.

Ella tacque; giunse le mani in atto di preghiera; e le lagrime cominciarono a sgorgare dagli occhi suoi.

L’antico servitore era partito.

Giulio Carcano