Pagina:Gemme d'arti italiane - Anno I, Carpano, 1845.djvu/177

Da Wikisource.

nel gruppo di Puttinati la creazione del poeta fusa insieme con quella dell’artista, avran ricordato quelle pagine così semplici, così vere, avran ripetuto forse le parole, colle quali è descritta la scena riprodotta dallo scalpello. Paolo, stanco dalle fatiche della giornata, siede sul tronco d’un albero, e ricovra le forze nell’aspetto della sua Virginia. La confidente fanciulla gli si abbandona sul seno, gli racconcia i capegli, gli terge il sudore dalla fronte, e lo conforta di carezze e di baci. - O mia Virginia, dice il giovinetto, posa qui sul

mio seno; questo basterà a ristorarmi d’ogni fatica. – O fratel mio, soggiunge la fanciulla, i raggi del sole mattutino in sulle rocce non mi danno il piacere che provo al tuo aspetto. Quest’è poesia dolce, affettuosa, che sgorga da un’anima vergine, e che s’impronta della semplicità d’una natura primitiva. I più colti fra gli spettatori ne avran cercato la traccia nell’espressione delle due statue, e dal confronto ne avran tratto argomento di maggiore o minor lode all’artista. Ma la moltitudine, ignara d’ogni poetica finzione, non ha veduto in quelle statue nessuna speciale personificazione, ed ha vagheggiato invece un tipo di verità universale, che poteva aver un riscontro in ciascheduno. Ha veduto un garzone ed una fanciulla vestita dei panni che tutti vestono, spiranti un affetto che tutti possono sentire, composti ad un atteggiamento comune a tutti nella vita, e in quell’ideale amoroso ha trovato l’incarnazione del più caro de’ suoi desiderj. La Venere, l’Achille, il Bacco e tutte le statue di concetto antico possono bensì destare il compiacimento dei sensi per la bellezza delle forme; ma non giungeranno mai a svegliare questo palpito di simpatia e d’affetto.