Pagina:Gemme d'arti italiane - Anno I, Carpano, 1845.djvu/29

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Ed ecco che il pittore de’più famosi e più terribili drammi che offra la storia della sua città, colui che tante volte ci sgomentò, o ci commosse colla stupenda rappresentazione di quelle scene patetiche o solenni, le quali facevano rivivere dinanzi a noi tutta la poesia del Medio Evo, s’accinse ora a dar chiara prova che un alto ingegno nudrito di volontà generosa e ardente trova sempre una via novella, e ben conosce quanto sia efficace e potente la virtù che ne richiama al culto del tempo antico e della bellezza semplice e morale.

I migliori quadri, che in questi ultimi anni fecero l’ornamento delle pubbliche Esposizioni, quelli che più d’ogn’altro chiamarono l’attenzione e toccarono di più vivo affetto il cuore della gente, la quale con la semplicità del dire e la rozza espressione del sentimento ha bene spesso maggior senno e più fina conoscenza del vero che non molti dei barbassori e precettisti, furono, se ben mi ricorda, i quadri a cui le divine pagine della Bibbia diedero argomento ed inspirazione. E mi basti accennare il Giudizio di Salomone del Podesti, e la Scena del Diluvio Universale del Bellosio. E, in quest’anno, al quadro dell’Hayez di che io scrivo, aggiungi quell’altra sì casta dipintura del Malatesti, che ti presenta il figlio di Tobia nell’atto di toccare col miracoloso fele le pupille del cieco padre. Io per me credo, che i Libri Santi, inesausta fonte di primitiva e sublime poesia, ponno far rivivere in mezzo a noi quel gusto severo e quel profondo sentimento artistico che pur troppo l’ammanierato studio del romanzesco ha guasto, se non bandito; anzi denno giovare a far più popolare che non sia quest’arte così potente, presentando alle menti schiette e vive del popolo, che non può