Pagina:Gentile - Romanzo d'una signorina per bene, Milano, Carrara, 1897.djvu/28

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d’una signorina per bene 17

nessuno mai le avrebbe fatto del male; se la prendeva sotto la sua protezione, se la prendeva!

Qui Lucia, che aveva parlato un po’ vibratamente, nauseata da quella ingiustizia, da quei pregiudizi, da quell’egoismo, s’inchinò con freddo rispetto dinanzi alle tre signore e uscì chiamando Adele ad alta voce.

Dopo un momento, zia Marta e le sue amiche videro al di là del tendone che l’aria sollevava, la signorina Lucia, che trotterellava spedita a la volta del centro della città, insieme con la cameriera.

«Ecco il frutto dell’educazione d’oggi!... lamentò la signora Marta. — Mio fratello che lascia fare; quella signora Lena che si è piaciuta di svegliare nell’anima, della sua allieva il fatale spirito dell’indipendenza e la forza di volontà, che si ribella a tutto e a tutti, e di nutrirla di certe teorie strambe, da vero fin de siècle.

La signora Aurora, con un sospirone, approvò le parole dell’amica.

E sua sorella gemette: «Il mondo s’è cambiato!... Dio sa che cosa ci si prepara!... Non c’è più sommissione, non c’è più rispetto, non c’è più differenza fra gente e gente!... Anche le persone per bene si danno al socialismo!