Pagina:Gentile - Romanzo d'una signorina per bene, Milano, Carrara, 1897.djvu/89

Da Wikisource.

d’una signorina per bene 79

«Io voglio e posso fare quello che meglio mi piace; e se quello che piace a me non va a genio a vossignoria, à chacun son goût, signor conte Anton Mario del Pozzo! — pensò sdegnosamente.

In fin de’ conti se ella era andata di là a suonare con il signor Svarzi, era stato tutto per la politica della zia; che lei s’era subito seccata vedendosi seguita dal giovine; aveva sentita l’irregolarità della cosa.

E quella irregolarità era saltata subito agli occhi dell’ingegnere.

«Avrà pensato che mi lascio corteggiare da quel gommeux! — disse arrossendo. — Mi avrà trovata leggera e vana come molte altre; e questa forse non era l’opinione che aveva prima di me.

A questo pensiero le scese in cuore un’angoscia amara; e insieme con l’angoscia, un sentimento di dispetto verso lo Svarzi e verso la zia, che se egli frequentava ormai la casa con troppa assiduità, la colpa era tutta sua, che lo riceveva sempre con festa e lo invitava a tornare presto, a venire di sovente, come un amico intimo. Ed egli non se lo lasciava dire due volte. Ormai veniva quasi tutti i giorni e faceva delle visitone. La gente non