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Il mare. 117

coste dell’America verso l’Oceano Pacifico hanno, per dir così, un’orlatura quasi continua di vulcani attivi e spenti. I vulcani si contano a centinaja nel grande Arcipelago indiano, dove si notano principalmente per la loro attività i vulcani di Giava e delle isole della Sonda. Sono isole eminentemente vulcaniche il Giappone e le Alenzie, la Nuova Zelanda, le terre polari del sud; in guisa che si può dire che tutto il grande Oceano è sparso e circondato da un esercito innumerevole di vulcani attivi e spenti.

261. Un numero così sterminato di camini ardenti alla superficie del globo, ci dicono che l’interno è intensamente caldo. Abbiamo del resto altre prove di questo calore interno. Si contano a migliaia le sorgenti termali, cioè dotate di un’alta temperatura. Per non uscire d’Italia, basti ricordare le sorgenti calde, e talora bollenti, di Bormio, Acqui, Àbano, Viterbo, Napoli, Ischia, ecc., ecc. È noto inoltre che in tutti i paesi, inoltrandosi sotterra, si trova che la temperatura cresce colla profondità. Nelle miniere molto profonde il caldo è insopportabile. Se la temperatura cresce in quella proporzione che ci è data dall’esperienza, a circa 40 miglia di profondità dovrebbe trovarsi una temperatura capace di fondere le rocce che si trovano alla superficie.

262. Non è però soltanto per mezzo dei vulcani e delle sorgenti termali che gli effetti del calore interno si fanno sentire alla superficie. Questa solida vôlta sulla quale camminiamo, trema, si alza, si abbassa, si spacca. Non avete mai provato un terremoto? Nell’impeto del suo furore scuote la terra, la spezza, inghiotte alberi e cose, e seppellisce centinaja e migliaja di uomini sotto le rovine delle loro città. I terremoti si fanno