Pagina:Georgiche.djvu/105

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70Ma tuo comando, augusta Bice, a cui
Nulla negare, e senza cui non osa
Nulla di grande incominciar l’ingegno.
Su dunque vieni, affretta omai: con alto
Rimbombo già del Citeron gli armenti,
75E del Taigete i cani, e d’Epidauro
Ne invitano i destrieri, e il vasto intorno
Fragor s’addoppia a l’eccheggiar de i boschi.
Dopo questo lavor con maggior tromba
Io poi d’Augusto canterò le guerre,
80E farò sì, che il nome suo per fama
La lunga etade di Titon pareggi.

     O che a le palme olimpiche tu voglia
Magnanimi destrieri, o buoi robusti
A l’aratro educar, tua prima cura
85Sarà sceglier le madri. Ottima quella
Giovenca fia, che torva abbia la fronte,
Informe il capo, e doppio il collo, e a cui
Dal mento giù fino al ginocchio ondeggi
La pendula gorgaia: esteso e lungo
90Il fianco loderò, grandi le membra
E muscolose, e largo il piede, e sotto
Brevi e inarcate corna irte le orecchie.
Nè a me dispiacerà che sparso mostri
Di bianche macchie il dorso, e non che il giogo