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E’ facile a piegar: e pria di molli
270Pieghevoli vincastri un largo cerchio
Portin pendulo al collo, e poichè avvezza
La libera cervice a questo avranno
Segno di servitù, co i cerchi stessi
Tu due ne aggioga, e sforzali congiunti
275Con passo eguale a camminar del pari.
Ciò fatto, il carro insiem, vôto da pria,
S’addestrino a tirar che segni appena
Il polveroso pian; indi, cresciute
Le forze alfine, a più pesante incarco
280Curvino il dorso, e gemere da tergo
Odano l’asse, e cigolar le ruote.
Cibo ai vitelli non domati ancora
Non pur l’alga palustre, e il salcio, e l’erbe
Verdi saran, ma le recise cime
285Porgerai lor de le novelle biade;
Nè dopo il parto a te le munte vacche,
Come uso antico fu, di latte i vasi
Empir dovran, ma lascerai che tutte
Vôtino i figli le materne poppe.

     290Che se di Marte a le feroci pugne
L’animo hai volto; o del pisano Alfeo
Lungo le rive, o nei sacrati a Giove
Arcadi boschi le veloci bighe