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Sublime il petto, erta la cresta, e lungo
675E a grandi macchie colorato il ventre.
Ei finchè piene son le fonti, e inonda
L’umida primavera e il torbid’austro
Di pioggia il suolo, a i paludosi stagni
Aggirasi d’intorno, o in riva a i fiumi
680Abita, e ingordo predator la gola
S’empie di pesci e di loquaci rane.
Ma quando asciutta è la palude, e s’apre
Fessa dal sol la terra, esce dal secco
Letto, e pe i campi inferocito smania
685Di sete e di calor, e l’arse fauci
Spalanca e gira l’infiammate luci.
Guardimi il Ciel che a periglioso sonno
Ne l’aria aperta io m’abbandoni allora,
O che nel bosco, o sul pendìo del colle
690Io mi ponga a giacer, quand’ei le antiche
Squame deposte, di novelle spoglie
Ringiovenito mostrasi, o nel nido
L’ova lasciando, o la digiuna prole
Va strisciando pe i campi, e contro al sole
695Alzasi, e vibra la trisulca lingua.

     Or qui de’ morbi le cagion diverse,
E i segni indicherò. Lurida scabbia
Suol le agnelle infettar, quando o la pioggia