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Pagina:Gerusalemme liberata I.djvu/258

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232 LA GERUSALEMME

XCVIII.


     Quei di fine arme, e di se stesso armato
Ai gran colpi resiste, e nulla pave:
E par senza governo, in mar turbato,
780Rotte vele ed antenne, eccelsa nave;
Che pur contesto avendo ogni suo lato
Tenacemente di robusta trave,
Sdruciti i fianchi al tempestoso flutto
784Non mostra ancor, nè si dispera in tutto.

XCIX.


     Argante, il tuo periglio allor tal era,
Quando ajutarti Belzebù dispose.
Questi di cava nube ombra leggiera
788(Mirabil mostro!) in forma d’uom compose:
E la sembianza di Clorinda altera
Gli finse, e l’arme ricche e luminose:
Diegli il parlare, e, senza mente, il noto
792Suon della voce e ’l portamento e ’l moto.

C.


     Il simulacro ad Oradino esperto
Sagittario famoso andonne, e disse:
O famoso Oradin, ch’a segno certo,
796Come a te piace, le quadrella affisse;
Ah gran danno saria, s’uom di tal merto,
Difensor di Giudea, così morisse:
E di sue spoglie il suo nemico adorno
800Sicuro ne facesse a’ suoi ritorno.