Pagina:Gerusalemme liberata I.djvu/311

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CANTO NONO. 281

XXIX.


     Così feroce leonessa i figlj,
Cui dal collo la coma anco non pende,
Nè con gli anni lor sono i feri artiglj
228Cresciuti, e l’arme della bocca orrende,
Mena seco alla preda, ed ai periglj:
E con l’esempio a incrudelir gli accende
Nel cacciator che le natíe lor selve
232Turba, e fuggir fa le men forti belve.

XXX.


     Segue il buon genitor l’incauto stuolo
De’ cinque, e Solimano assale e cinge:
E in un sol punto, un sol consiglio e un solo
236Spirito quasi, sei lunghe aste spinge.
Ma troppo audace il suo maggior figliuolo
L’asta abbandona, e con quel fier si stringe;
E tenta invan, con la pungente spada,
240Che sotto il corridor morto gli cada.

XXXI.


     Ma come alle procelle esposto monte,
Che percosso dai flutti al mar sovraste,
Sostien fermo in se stesso i tuoni, e l’onte
244Del Cielo irato, e i venti, e l’onde vaste;
Così il fero Soldan l’audace fronte
Tien salda incontro ai ferri, e incontro all’aste:
Ed a colui, che ’l suo destrier percuote,248Tra i ciglj parte il capo, e tra le gote.