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22 LA GERUSALEMME

LXII.


     Ma cinquemila Stefano d’Ambuosa
E di Blesse, e di Turs in guerra adduce.
Non è gente robusta o faticosa,
492Sebben tutta di ferro ella riluce.
La terra molle e lieta e dilettosa,
Simili a se gli abitator produce.
Impeto fan nelle battaglie prime;
496Ma di leggier poi langue, e si reprime.

LXIII.


     Alcasto il terzo vien, qual presso a Tebe
Già Capaneo, con minaccioso volto.
Sei mila Elvezj, audace e fiera plebe,
500Dagli Alpini castelli avea raccolto:
Che ’l ferro uso a far solchi, e franger glebe,
In nove forme, e in più degne opre ha volto,
E con la man, che guardò rozzi armenti,
504Par che i Regi sfidar nulla paventi.

LXIV.


     Vedi appresso spiegar l’alto vessillo
Col diadema di Piero, e con le chiavi.
Quì settemila aduna il buon Cammillo
508Pedoni, d’arme rilucenti e gravi:
Lieto, ch’a tanta impresa il ciel sortillo,
Ove rinnovi il prisco onor degli avi:
O mostri almen ch’alla virtù Latina,
512O nulla manca, o sol la disciplina.