Pagina:Gerusalemme liberata II.djvu/130

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112 LA GERUSALEMME

L.


     Quivi ricominciò: l’opre e le frodi
Note in parte a voi son dell’empia Armida:
Come ella al campo venne, e con quai modi
396Molti guerrier ne trasse, e lor fu guida.
Sapete ancor che di tenaci nodi
Gli avvinse poscia, albergatrice infida:
E ch’indi a Gaza gl’inviò con molti
400Custodi, e che tra via furon disciolti.

LI.


     Or vi narrerò quel ch’appresso occorse;
Vera istoria, da voi non anco intesa.
Poichè la maga rea vide ritorse
404La preda sua, già con tant’arte presa,
Ambe le mani per dolor si morse;
E fra se disse, di disdegno accesa:
Ah vero unqua non fia, che d’aver tanti
408Miei prigion liberati egli si vanti:

LII.


     Se gli altri sciolse, ei serva, ed ei sostegna
Le pene altrui serbate, e ’l lungo affanno.
Nè questo anco mi basta; i’ vuò che vegna
412Sugli altri tutti universale il danno.
Così tra se dicendo, ordir disegna
Questo, ch’or udirete, iniquo inganno.
Viensene al loco ove Rinaldo vinse
416In pugna i suoi guerrieri, e parte estinse.