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Pagina:Gerusalemme liberata II.djvu/134

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116 LA GERUSALEMME

LXII.


     O giovinetti, mentre Aprile e Maggio
V’ammantan di fiorite e verdi spoglie;
Di gloria e di virtù fallace raggio
492La tenerella mente ah non v’invoglie.
Solo chi segue ciò che piace è saggio,
E in sua stagion degli anni il frutto coglie;
Questo grida natura: or dunque voi
496Indurerete l’alma ai detti suoi?

LXIII.


     Folli, perchè gettate il caro dono,
Che breve è sì, di vostra età novella?
Nomi senza soggetto, idoli sono
500Ciò che pregio e valore il mondo appella.
La fama che invaghisce a un dolce suono
Voi superbi mortali, e par sì bella,
È un Eco, un sogno, anzi del sogno un’ombra
504Ch’ad ogni vento si dilegua e sgombra.

LXIV.


     Goda il corpo sicuro, e in lieti oggetti
L’alma tranquilla appaghi i sensi frali:
Oblii le noje andate, e non affretti
508Le sue miserie in aspettando i mali.
Nulla curi, se ’l Ciel tuoni o saetti:
Minacci egli a sua voglia, e infiammi strali.
Questo è saper, questa è felice vita:
512Sì l’insegna natura, e sì l’addita.