Pagina:Gerusalemme liberata II.djvu/173

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CANTO DECIMOSESTO. 151

XI.


     Nel tronco istesso, e tra l’istessa foglia
Sovra il nascente fico invecchia il fico.
Pendono a un ramo, un con dorata spoglia,
84L’altro con verde, il novo e il pomo antico.
Lussureggiante serpe alto, e germoglia
La torta vite, ov’è più l’orto apríco:
Quì l’uva ha in fiori acerba, e quì d’or l’have
88E di pirópo, e già di nettar grave.

XII.


     Vezzosi augelli infra le verdi fronde
Temprano a prova lascivette note.
Mormora l’aura, e fa le foglie e l’onde
92Garrir, che variamente ella percote:
Quando taccion gli augelli, alto risponde;
Quando cantan gli augei, più lieve scote:
Sia caso od arte, or accompagna ed ora
96Alterna i versi lor la musica ora.

XIII.


     Vola fra gli altri un che le piume ha sparte
Di color varj, ed ha purpureo il rostro;
E lingua snoda in guisa larga, e parte
100La voce sì, ch’assembra il sermon nostro:
Quest’ivi allor continuò con arte
Tanta il parlar, che fu mirabil mostro.
Tacquero gli altri ad ascoltarlo intenti,
104E fermaro i susurri in aria i venti.