Pagina:Gerusalemme liberata II.djvu/175

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CANTO DECIMOSESTO. 153

XVII.


     Fra melodia sì tenera, e fra tante
Vaghezze allettatrici e lusinghiere
Va quella coppia; e rigida e costante
132Se stessa indura ai vezzi del piacere.
Ecco tra fronde e fronde il guardo innante
Penetra, e vede, o pargli di vedere:
Vede pur certo il vago, e la diletta,
136Ch’egli è in grembo alla donna, essa all’erbetta.

XVIII.


     Ella dinanzi al petto ha il vel diviso,
E il crin sparge incomposto al vento estivo.
Langue per vezzo: e ’l suo infiammato viso
140Fan biancheggiando i bei sudor più vivo.
Qual raggio in onda, le scintilla un riso
Negli umidi occhj tremulo e lascivo.
Sovra lui pende: ed ei nel grembo molle
144Le posa il capo, e ’l volto al volto attolle.

XIX.


     E i famelici sguardi avidamente
In lei pascendo, or si consuma e strugge.
S’inchina, e i dolci bacj ella sovente
148Liba or dagli occhj, e dalle labbra or sugge:
Ed in quel punto ei sospirar si sente
Profondo sì, che pensi, or l’alma fugge
E in lei trapassa peregrina. Ascosi
152Mirano i due guerrier gli atti amorosi.