Pagina:Gerusalemme liberata II.djvu/205

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CANTO DECIMOSETTIMO. 181

XXIII.


     La turba è appresso che lasciate avea
L’isole cinte dalle Arabiche onde,
Da cui, pescando, già raccor solea
180Conche di perle gravide e feconde.
Sono i Negri con lor, sull’Eritrea
Marina posti alle sinistre sponde:
Quegli Agricalte, e questi Osmida regge
184Che schernisce ogni fede ed ogni legge.

XXIV.


     Gli Etiópi di Meroe indi seguiro:
Meroe che quindi il Nilo isola face,
Ed Astrabora quinci, il cui gran giro
188È di tre regni, e di due fe capace.
Gli conducea Canario, ed Assimiro:
Re l’uno e l’altro, e di Macon seguace,
E tributario al Califè; ma tenne
192Santa credenza il terzo, e quì non venne.

XXV.


     Poi due Regi soggetti anco veniano
Con squadre d’arco armate e di quadrella.
Un Soldano è d’Ormus, che dal gran seno
196Persico è cinta, nobil terra e bella.
L’altro di Boecan: questa è nel pieno
Del gran flusso marino, isola anch’ella;
Ma quando poi, scemando, il mar s’abbassa,
200Col piede asciutto il peregrin vi passa.