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CANTO DECIMOSETTIMO. 191

LIII.


     Nè quelli pur, ma qual più in guerra è chiaro
La lingua al vanto ha baldanzosa e presta.
S’offerser tutti a lei: tutti giuraro
420Vendetta far sull’esecrabil testa:
Tante contra il guerrier, ch’ebbe sì caro,
Arme or costei commove, e sdegni desta!
Ma esso, poi ch’abbandonò la riva,
424Felicemente al gran corso veniva.

LIV.


     Per le medesme vie, che in prima corse,
La navicella in dietro si raggira:
E l’aura ch’alle vele il volo porse,
428Non men seconda al ritornar vi spira.
Il giovinetto or guarda il Polo, e l’Orse,
Ed or le stelle rilucenti mira,
Via dell’opaca notte; or fiumi, or monti
432Che sporgono sul mar le alpestre fronti.

LV.


     Or lo stato del campo, or il costume
Di varie genti investigando intende.
E tanto van per le salate spume,
436Che lor dall’Orto il quarto Sol risplende.
E quando omai n’è disparito il lume,
La nave terra finalmente prende.
Disse la donna allor: le Palestine
440Piaggie son quì: quì del viaggio è il fine.