Pagina:Gerusalemme liberata II.djvu/240

Da Wikisource.
214 LA GERUSALEMME

XX.


     L’un margo e l’altro del bel fiume adorno
Di vaghezze e d’odori olezza e ride.
Ei tanto stende il suo girevol corno,
156Che tra ’l suo giro il gran bosco s’asside:
Nè pur gli fa dolce ghirlanda intorno;
Ma un canaletto suo v’entra, e ’l divide.
Bagna egli il bosco, e ’l bosco il fiume adombra,
160Con bel cambio fra lor d’umore e d’ombra.

XXI.


     Mentre mira il guerriero ove si guade;
Ecco un ponte mirabile appariva:
Un ricco ponte d’or, che larghe strade
164Su gli archi stabilissimi gli offriva.
Passa il dorato varco: e quel giù cade
Tosto che ’l piè toccata ha l’altra riva:
E se ne ’l porta in giù l’acqua repente:
168L’acqua ch’è, d’un bel rio, fatta un torrente.

XXII.


     Ei si rivolge, e dilatato il mira
E gonfio assai, quasi per nevi sciolte,
Che in se stesso volubil si raggira
172Con mille rapidissime rivolte.
Ma pur desio di novitade il tira
A spiar tra le piante antiche e folte;
E in quelle solitudini selvagge
176Sempre a se nova maraviglia il tragge.