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246 | LA GERUSALEMME |
VIII.
Escon della Cittade, e dan le spalle
Ai padiglion delle accampate genti:
E se ne van dove un girevol calle
60Gli porta per secreti avvolgimenti:
E ritrovano ombrosa angusta valle
Tra più colli giacer; non altrimenti
Che se fosse un teatro: o fosse ad uso
64Di battaglie, e di cacce intorno chiuso.
IX.
Quì si fermano entrambi: e pur sospeso
Volgeasi Argante alla Cittade afflitta.
Vede Tancredi che ’l Pagan difeso
68Non è di scudo, e ’l suo lontano ei gitta.
Poscia lui dice: or qual pensier t’ha preso?
Pensi ch’è giunta l’ora a te prescritta?
S’antivedendo ciò timido stai,
72È il tuo timore intempestivo omai.
X.
Penso, risponde, alla Città del regno
Di Giudea antichissima Regina,
Che vinta or cade; e indarno esser sostegno
76Io procurai della fatal ruina.
E ch’è poca vendetta al mio disdegno
Il capo tuo, che ’l Cielo or mi destina.
Tacque, e incontra si van con gran risguardo:
80Chè ben conosce l’un l’altro gagliardo.