Pagina:Gerusalemme liberata II.djvu/311

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CANTO DECIMONONO. 283

CXIX.


     Disse; e colà portato egli fu posto
Sovra le piume, e ’l prese un sonno cheto.
Vafrino alla donzella, e non discosto,
948Ritrova albergo assai chiuso e secreto.
Quinci s’invia, dov’è Goffredo: e tosto
Entra, chè non gli è fatto alcun divieto:
Sebben allor della futura impresa
952In bilance i consiglj appende, e pesa.

CXX.


     Del letto, ove la stanca egra persona
Posa Raimondo, il Duce è sulla sponda:
E d’ogn’intorno nobile corona
956De’ più potenti e più saggj il circonda.
Or, mentre lo scudiero a lui ragiona,
Non v’è chi d’altro chieda, o chi risponda.
Signor, dicea, come imponesti andai
960Tra gl’infedeli, e ’l campo lor cercai.

CXXI.


     Ma non aspettar già che di quell’oste
L’innumerabil numero ti conti.
I’ vidi che, al passar, le valli ascoste
964Sotto e’ teneva e i piani tutti e i monti.
Vidi che dove giunga, ove s’accoste,
Spoglia la terra, e secca i fiumi e i fonti:
Perchè non bastan l’acque alla lor sete:
968E poco è lor ciò che la Siria miete.