Pagina:Gerusalemme liberata II.djvu/331

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CANTO VIGESIMO. 301

XXXV.


     Questi, e molti altri che in silenzio preme
L’età vetusta, ella di vita toglie.
Stringonsi i Persi, e vanle addosso insieme,
276Vaghi d’aver le gloriose spoglie.
Ma lo sposo fedel, che di lei teme,
Corre in soccorso alla diletta moglie.
Così congiunta la concorde coppia,
280Nella fida union le forze addoppia.

XXXVI.


     Arte di schermo nova e non più udita
Ai magnanimi amanti usar vedresti:
Oblia di se la guardia, e l’altrui vita
284Difende intentamente a quella e questi.
Ribatte i colpi la guerriera ardita,
Che vengono al suo caro aspri e molesti:
Egli all’arme, a lei dritte, oppon lo scudo;
288V’opporria, s’uopo fosse, il capo ignudo.

XXXVII.


     Propria l’altrui difesa, e propria face
L’uno e l’altro di lor l’altrui vendetta.
Egli dà morte ad Artabano audace,
292Per cui di Boecan l’Isola è retta:
E per l’istessa mano Alvante giace,
Ch’osò pur di colpir la sua diletta.
Ella fra ciglio e ciglio ad Arimonte,
296Che ’l suo fedel battea, partì la fronte.