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22 LA GERUSALEMME

LXII.


     Così ragiona, e in guisa tal s’accende
Nelle sue furie il Cavaliero audace:
Che quell’ampia Città ch’egli difende,
492Non gli par campo del suo ardir capace:
E si lancia a gran salti ove si fende
Il muro, e la fessura adito face,
Ed ingombra l’uscita: e grida intanto
496A Soliman che si vedeva da canto:

LXIII.


     Solimano, ecco il loco, ed ecco l’ora
Che del nostro valor giudice fia.
Chè cessi? o di chè temi? or costà fuora
500Cerchi il pregio sovran chi più ’l desia.
Così gli disse; e l’uno e l’altro allora
Precipitosamente a prova uscia:
L’un da furor, l’altro da onor rapito,
504E stimolato dal feroce invito.

LXIV.


     Giunsero inaspettati ed improvvisi
Sovra i nemici, e in paragon mostrarsi:
E da lor tanti fur uomini uccisi,
508E scudi ed elmi dissipati e sparsi,
E scale tronche, ed arieti incisi;
Che di lor parve quasi un monte farsi:
E mescolati alle ruine alzaro,
512In vece del caduto, alto riparo.