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334 LA GERUSALEMME

CXXXIV.


     Così doleasi; e con le flebil’onde
Ch’amor e sdegno da’ begli occhj stilla,
L’affettuoso pianto egli confonde,
1068In cui pudíca la pietà sfavilla,
E con modi dolcissimi risponde:
Armida, il cor turbato omai tranquilla:
Non agli scherni, al regno io ti riservo,
1072Nemico no; ma tuo campione e servo.

CXXXV.


     Mira negli occhj miei, s’al dir non vuoi
Fede prestar, della mia fede il zelo.
Nel soglio, ove regnar gli avoli tuoi,
1076Riporti giuro; ed oh piacesse al Cielo,
Ch’alla tua mente alcun de’ raggj suoi
Del paganesmo dissolvesse il velo:
Com’io farei che in Oriente alcuna
1080Non t’agguagliasse di regal fortuna.

CXXXVI.


     Sì parla, e prega; e i preghi bagna e scalda
Or di lagrime rare or di sospiri.
Onde siccome suol nevosa falda
1084Dov’arda il Sole o tepid’aura spiri;
Così l’ira, che in lei parea sì salda,
Solvesi, e restan sol gli altri desiri.
Ecco l’ancilla tua: d’essa a tuo senno
1088Dispon (gli disse) e le fia legge il cenno.