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Pagina:Gerusalemme liberata II.djvu/65

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CANTO DUODECIMO. 51

LIX.


     Misero, di che godi? oh quanto mesti
Fiano i trionfi, ed infelice il vanto!
Gli occhj tuoi pagheran (se in vita resti)
468Di quel sangue ogni stilla un mar di pianto.
Così tacendo e rimirando, questi
Sanguinosi guerrier cessaro alquanto.
Ruppe il silenzio alfin Tancredi, e disse,
472Perchè il suo nome a lui l’altro scoprisse:

LX.


     Nostra sventura è ben che quì s’impieghi
Tanto valor, dove silenzio il copra.
Ma poichè sorte rea vien che ci neghi
476E lode, e testimon degno dell’opra:
Pregoti (se fra l’arme han loco i preghi)
Che ’l tuo nome e ’l tuo stato a me tu scopra:
Acciocch’io sappia o vinto, o vincitore,
480Chi la mia morte, o la vittoria onore.

LXI.


     Risponde la feroce: indarno chiedi
Quel ch’ho per uso di non far palese.
Ma chiunque io mi sia, tu innanzi vedi
484Un di que’ due che la gran torre accese.
Arse di sdegno a quel parlar Tancredi,
E, in mal punto il dicesti, indi riprese:
Il tuo dir e ’l tacer di par m’alletta,
488Barbaro discortese, alla vendetta.