Pagina:Ghislanzoni - Abrakadabra, Milano, Brigola, 1884.djvu/103

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CAPITOLO VI.

Le pillole alimentari di Raspali.

Ma lasciamo il vestibolo, e spingiamo lo sguardo nelle sale interne, ove stanno adunate più di duemila persone giunte da lontani paesi. Duecento garzoni ed altrettante donzelle vanno, vengono, si incontrano, si urtano presso la Rotonda centrale, per levare le imbandigioni da distribuirsi nei ventiquattro emicicli.

Ad ogni tratto nuovi forestieri sopraggiungono. Dappertutto è un ricambiarsi di saluti, di augurii, di strette di mano. Amici e conoscenti, che vivono disgiunti da immensurabili spazi di terra e di mare: uomini che senza essersi veduti mai, per mezzo di un filo miracoloso si ricambiarono per molti anni le aspirazioni e le idee — eccoli riuniti in una sola città, in un sol punto del globo, per assistere ad un nuovo prodigio dell’intelligenza.

In uno dei più vasti emicicli, conversavano a voce alta due personaggi, che al vestito ed al distintivo di nobiltà ond’erano fregiati, mostravano appartenere alla onorata congregazione dei Primati.

— Povera umanità — diceva l’un d’essi, volgendo uno sguardo di commiserazione alla folla. — Povera umanità! Studia! lavora! inventa pure il miracolo onde migliorare la tua condizione, tu starai sempre a disagio nel mondo. La scienza non può soccorrere a’ tuoi bisogni