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Pagina:Ghislanzoni - Abrakadabra, Milano, Brigola, 1884.djvu/106

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Abbigliati di una semplice blouse di seta color scarlatto, la fronte protetta da un elegante berettino di velluto azzurro, i capelli lunghi e scendenti sulle spalle, la gamba ignuda fino al ginocchio, il piede serrato in uno stivaletto rosso colle calze riverse, di una candidezza incensurabile; snelli, petulanti, loquaci, attraversavano la folla senza toccarla, filtravano nei crocchi, strillavano, sparivano come esseri fantastici.

Il grido di quei piccoli demoni pose fine alla quistione dei due scienziati. Un pallone da commercio giunto da Parigi in quel punto aveva recato a Milano quattromila case di guttaperca e parecchi barili di pillole Raspail preparate col midollo di leone.

All’annunzio inaspettato, tutte le sale furono in moto. I forestieri, che già da parecchie ore languivano a stomaco digiuno, e che non avevano trovato alloggio nella città, assediano la sporta dei piccoli venditori, i quali strillano a tutta gola: — avanti, fratelli! — Una camera per cinque lussi! — Un pranzo in una pillola! — Midollo concentrato di leone! Un vaso di trenta pillole Raspail per sessanta lussi! — Non più fame per un mese! — Non più osti! Palazzi di guttaperca con mobili e senza mobili!!!

— Che il diavolo vi porti! — brontola Rousseau, levandosi impetuosamente dal sedile. E salutando con aria dispettosa il collega scienziato: — amico — gli dice — io non posso reggere a questi orribili spettacoli della umana follia. Le tue pillole di midollo affrettano di due secoli il suicidio totale dell’umanità.

— Il tempo farà ragione delle nostre differenze — rispose l’altro scienziato, il quale era appunto l’illustre Raspail III, inventore dell’alimento omeopatico. — Ma i tuoi sofismi non possono distruggere nel mio cuore la compiacenza che io provo in questo momento!