Pagina:Ghislanzoni - Abrakadabra, Milano, Brigola, 1884.djvu/214

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Donna Transita, alla vista di una pernice truffata apparsa sulla mensa, piombò sulla scranna con tutto il peso della sua formidabile corporatura e non disse più motto.

L’emerita che portava il nome di Miracolosa stese rapidamente il mandato; e il Virey, dopo aver depositata la somma di lussi novecento, venne introdotto nella galleria.

Quel grandioso ed elegante quadrivio coperto di cristalli offre un colpo d’occhio stupendo.

Tutto è disposto per la refezione delle suore. Sulla grande via lastricata di marmi dove in altre tempi si affollavano i passeggieri, ora si estendono le mense coperte di candidi lini. I candelabri, i fiori, il vasellame d’argento rivelano il gusto artistico e il sensualismo raffinato dell’epoca.

La illuminazione è abbagliante.

La cupola gigantesca dell’ottagono sfolgora come un sole. Duecento serpentelli di bronzo stillano dalle fauci una pioggia fosforescente; lagrime di fuoco, che cadendo nella sottoposta piscina, formano l’onda letale destinata a dissolvere il suicida1.

Al momento in cui il Virey entrava nella galleria, le immolate scendevano dai loro appartamenti per assidersi alle mense. Immaginate l’effetto di ottocento donne, splendenti di gioventù, abbigliate con quella elegante semplicità che rivelando tutti i contorni della persona, non cessa di irritare il desiderio.

Le vesti hanno il colore e la trasparenza dell’ambra. Le capigliature lussureggianti riflettono i bagliori della luce artifiziale come nuvole baciate dal sole.

Ciascuna si è assisa al suo posto. Un’onda vaporosa di suoni esce dai sotterranei per confondersi ai bisbigli delle donne, ai bisbigli

  1. Vedi la nota al capitolo XIX.