Pagina:Ghislanzoni - Abrakadabra, Milano, Brigola, 1884.djvu/220

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Poco dopo, la volante che stazionava sulla piazza della cattedrale, accoglieva nel suo grembo il Primate e la suora, e dirigevasi con moto rapidissimo verso la villa Paradiso.

Durante il tragitto, l’Immolata appariva turbata.

— Quest’uomo — le disse il Virey — ha prodotto sui vostri nervi una impressione dolorosa. Procurate di ricomporvi e di obliare. Per la missione che ora andate a compiere si esige molta calma e molta energia di volere.

— Se voi conosceste quel mostro! — esclamò l’Immolata rabbrividendo.

— Egli è dunque di una specie ben trista, se voi tremate e vi coprite di pallore al ricordarlo?...

— Egli è un mistero più buio della notte e più profondo del mare.

— Voi dunque ignorate affatto chi egli sia?

— Se ogni sua parola non è una menzogna, debbo credere che egli si chiami Cardano, e ch’egli sia ricco e potente come un re.

— E viene spesso in cerca di voi?

— Mi ama! — sospirò la donna con un gesto di orrore. — Se sapeste quale tremenda cosa sia per noi il dover subire di tali amori!...

Uno scoppio di lacrime troncò le parole della donna. Il medico accerchiò la bellissima testa col braccio e premendola al petto esclamò mestamente:

— La società moderna, designandovi col titolo di Immolate, ha reso giustizia al vostro eroismo.

— No! no! — riprendeva la desolata singhiozzando. — La mente dell’uomo non riuscirà mai a concepire le atrocità del nostro martirio. Uno dei più orrendi supplizii ideati dalla scelleraggine antica fu quello di legare ad un vivo il corpo di un estinto per seppellirli abbrac-