Pagina:Ghislanzoni - Racconti politici, Milano, Sonzogno, 1876.djvu/104

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— Quel giovanotto, — osserva uno dei commensali, — aveva un certo viso....

— E una cert'aria da bulo!..

— Avete notato, — soggiunge un terzo, — con quale entusiasmo egli rispose al brindisi da me proposto in onore di Pio IX? I suoi occhi scintillavano come carboni ardenti, le sue guance eran pallide, le membra convulse....

— Egli vuotò la bottiglia d'un sorso, poi strinse le labbra e digrignò i denti con espressione feroce, come se avesse bevuto del sangue!...

— E dire che entrando nella sala egli aveva l'aria d'un timido seminarista! A prima giunta io lo credetti uno scemo!...

— Taluni fanno lo scemo per non pagar dazio! — esclama l'oste sorridendo. — Ma ecco il vetturino di Capizzone che forse ci darà novelle di colui....

— Ebbene? — dice il Brunetto entrando nella sala; — dov'è il forestiero che ieri a sera ho scaricato alla porta del vostro albergo?

— Gli è ciò appunto che io stava per chiederti, — risponde l'oste coll'usato sorriso.

— Che?... il nipote di don Dionigi Quaglia sarebbe sparito?...

— Io temo piuttosto che la quaglia sia caduta nel laccio... ovvero nelle unghie di quei gatti che il conte Bolza ha scatenati ieri a sera in piazza Fontana.

Il Brunetto spalanca la bocca, e dà indietro due passi. I circostanti, vedendo la sorpresa e il terrore del vetturino, si abbandonano alle più strane congetture. — Qui gatta ci cova, — dice l'uomo dal brindisi; — quel forestiero è senza dubbio un affigliato di qualche società segreta, un emissario del Comitato di Lugano!

— Presto!... un boccaletto di malvasia a quel bravo galantuomo! — grida un altro della comitiva, accennando al vetturale di appressarsi alla tavola.

Tutti si fanno intorno al Brunetto e lo assalgono di obblique dimande.

La curiosità degli sconosciuti allarma l'ombroso vetturino, il quale per tema di compromettersi, im